Cerca
Cerca
+

Piero Fassino, i racconti dei testimoni lo inguaiano

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

Piero Fassino ha avuto giornate molto migliori di quella di ieri. La Polaria, la Polizia di frontiera aerea, ha consegnato alla procura di Civitavecchia l’informativa sulla vicenda avvenuta il 15 aprile nel duty free dell’aeroporto di Fiumicino. E soprattutto sono iniziati gli interrogatori (le sommarie informazioni testimoniali, per la precisione) delle guardie giurate e dei commessi della società che gestisce il negozio dello scalo in cui l’ex sindaco, secondo la denuncia, avrebbe cercato di rubare la bottiglia di profumo Chance di Chanel, dal valore di 100 euro.
In questa circostanza sono state messe a verbale le prime conferme alle voci su precedenti “comportamenti anomali” del deputato del Pd.

Come previsto dall’articolo 351 del Codice di Procedura penale («La polizia giudiziaria assume sommarie informazioni dalle persone che possono riferire circostanze utili ai fini delle indagini...») sono stati sentiti sei addetti al rapporto coi clienti e alla vigilanza del negozio, alcuni dei quali non erano in servizio il 15 aprile, ma in occasioni precedenti. Costoro sono stati convocati per capire se davvero Fassino fosse stato responsabile di azioni simili in passato. Le risposte che hanno dato complicano la posizione del deputato. Hanno raccontato, infatti, che ci sono stati altri due episodi del genere, in tempi recenti, mai denunciati o segnalati alla Polizia, e dunque, sinora, mai messi a verbale. Il primo, a quanto si apprende, risale a prima di Natale. In quella circostanza il deputato torinese era stato fermato all’interno dello stesso esercizio commerciale con una confezione di profumo nella borsa: gli fu chiesto di pagarla, e lui provvide a farlo. Il secondo episodio è avvenuto nel mese di marzo. Quella volta, hanno raccontatogli interrogati, fu necessario fermare Fassino quando era fuori dal negozio, sempre all’interno dello spazio dello scalo, ma al di là delle casse, con un profumo che non aveva pagato.

 



Visto il comportamento recidivo, da quel momento i responsabili del duty free decisero di tenere d’occhio il parlamentare qualora si fosse ripresentato. Ed è stata proprio quest’attenzione particolare che ha consentito di scoprirlo il 15 aprile, dopo che si era dovuto «appoggiare alla tasca» del giaccone (così l’ha raccontata lui) un’altra boccetta di profumo, poiché aveva iniziato a squillargli il cellulare e con l’altra mano era impegnato a reggere il trolley. Una versione, quella di Fassino, che sinora non ha convinto chi sta conducendo le indagini, anche perché non pare collimare col video delle telecamere di sorveglianza, già acquisito dagli agenti nei giorni scorsi. Tutti i fatti raccontati ieri dai testimoni dovranno ora essere accertati. Ma è già chiaro che solo dopo il terzo episodio i responsabili dell’esercizio commerciale si sono decisi a sporgere denuncia nei confronti dell’esponente del Pd, al quale hanno quindi offerto un trattamento decisamente garantista. Non hanno trovato conferma nelle dichiarazioni verbalizzate ieri, invece, le voci secondo cui Fassino, ai vigilantes che lo hanno fermato il mese scorso, avrebbe detto «Voi non sapete chi sono io» e frasi simili.

La Costituzione non impedisce che un parlamentare in carica sia processato per furto: la riforma fatta nel 1993, infatti, ha abolito l’autorizzazione della Camera di appartenenza al fine di sottoporre i parlamentari a procedimento penale. È necessario, però, che vi sia querela di parte, e se la società che gestisce il duty free e il deputato trovassero un accordo in base al quale la prima ritira la querela, l’iter giudiziario si fermerebbe e non ci sarebbe alcun processo. Sulla vicenda è intervenuto anche l’ex segretario del Pd Matteo Renzi. Alla trasmissione “Dritto e Rovescio” ha detto che «se davvero le cose stanno come vengono raccontate, cioè che in più di una circostanza c’è stata quella vicenda lì, credo che Fassino debba essere aiutato, perché sono molto preoccupato per lui. Chi gli vuole bene lo aiuti, perché queste cose, evidentemente, sono segno di una malattia».

 

 

Dai blog