Ilaria Salis, il padre: "Il pestaggio? In Italia sarebbe un reato minore"
"Mi candido per la tutela dei diritti fondamentali". Ilaria Salis spiega così, in una lettera inviata dal carcere di Budapest nel quale è rinchiusa da oltre un anno, la decisione di accettare la corte di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli e scendere in politica, come candidata di Alleanza Verdi e Sinistra alle elezioni europee del prossimo giugno.
"So di non essere un caso unico, ma eccezionale - sottolinea la 41enne insegnante e attivista antifascista milanese, accusata dalla giustizia ungherese di aver partecipato al pestaggio in strada di un militante di estrema destra -. Io ho avuto la fortuna di non essere dimenticata, ma situazioni di ingiustizia simili sono all'ordine del giorno in diversi Paesi d'Europa. Ringrazio ancora tutte le persone che mi sono state e continuano a starmi vicino anche solo col pensiero e spero di potervi rivedere presto". A leggere la lettera della Salis sono stati gli stessi Fratoianni e Bonelli in una conferenza organizzata ad hoc alla Camera.
Presente anche Roberto Salis, papà di Ilaria: "Mia figlia attualmente è imputata in un processo in cui rischia di prendere 24 anni di reclusione. Tantissimo per una cosa ridicola. In Italia quel reato, senza una denuncia di una controparte, non ci sarebbe nemmeno la possibilità di agire d'ufficio per un pubblico ministero". Salis padre parla insomma di un "reato minore", una definizione destinata a fare discutere.
"Perché mia figlia ha scelto di candidarsi con Alleanza Verdi e Sinistra? Perché è il partito più lineare con l'orientamento politico di Ilaria. Mia figlia non è in grado di scendere a compromessi sulla sua ideologia. Probabilmente una candidatura in un partito che elegge 20 candidati, 20 europarlamentari, potrebbe sembrare più sicura rispetto a candidarsi per un partito che deve combattere per raggiungere il quorum - prosegue Roberto Salis, riferendosi senza citarlo al Pd -. Ma mia figlia sugli ideali non transige, per cui preferisce combattere e aiutare Alleanza Verdi e Sinistra a raggiungere il quorum".
"Davanti a me mesi, forse anni, ancora in questo buco nero in attesa della conclusione del processo - recita un passaggio della lettera della Salis -. L'unica certezza, in questo momento, è la richiesta della procura: 11 anni di carcere duro". "Non è mia intenzione sottrarmi al procedimento in cui sono imputata - osserva - ma difendermi nel processo nel rispetto dei diritti fondamentali, dei principi di proporzionalità e della presunzione d'innocenza".