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Massimo Cacciari spiazza il Pd: "Basta chiedere patenti a Giorgia Meloni"

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La discussione andrà avanti ancora, ancora e ancora (come cantava Mina), almeno fino a quando durerà il governo Meloni e la premier non pronuncerà quella frasetta che l’opposizione brama di sentire: «Mi dichiaro antifascista», poi forse la sinistra cercherà un altro argomento sul quale attaccarla. Il caso Scurati ha dato nuova materia ai compagni per gridare all’allarme fascismo, rinfocolare le polemiche sulla famigerata “onda nera” che è arrivata a distruggere la democrazia in Italia, il 25 aprile è domani e, come dire, il combinato disposto di questi eventi è una formidabile freccia nell’arco della minoranza, che nel frattempo deve anche pensare alla campagna elettorale per le Europee e qualche argomento dovrà pure trovarlo. Ma ha ancora senso, nel 2024, parlare di fascismo e antifascismo? Per Scurati, l’eroe di questi giorni, che non ha potuto leggere il suo monologo su Rai3, ovviamente sì. Mentre non la pensano così altri intellettuali che, pur senza avere scritto una trilogia su Benito Mussolini, qualcosa sanno della storia e della politica del nostro Paese. 

Massimo Cacciari, ad esempio, che non può certo essere tacciato di simpatie meloniane, fa notare che «non ha più senso» parlare di fascismo e di conseguenza «non serve a niente chiedere di dichiararsi antifascisti». Intervistato dal Corriere del Veneto, il filosofo rileva che «è inevitabile che in campagna elettorale si possa cercare ogni mezzo per colpire l’avversario, ma dal punto di vista culturale e storico non serve a nulla, non esiste alcun pericolo fascista». E spiega: «Il mondo contemporaneo non presenta blocchi sociali né interessi di classe che portino a totalitarismo. Non vuol dire che sia una democrazia perfetta, ma non ci sono forme autoritarie, nessun pericolo di totalitarismi fascisti, come sono stati quelli del Novecento. È solo propaganda fatta quando destra e sinistra non hanno altri argomenti». In modo molto diretto, Cacciari ritiene che «chi è veramente fascista oggi è un povero scemo, fuori dalla realtà: magari qualcuno c’è ma sono pochi. E di sicuro non Meloni».

 


Per l’ex sindaco è stato un errore censurare il testo di Scurati, perché «la censura può avere un effetto rimbalzo», ma «ha capito che il fascismo non esiste più», continua, parlando della leader di FdI, «manca di prospettiva, di principio di realtà». Anche Giampiero Mughini, che pure ha una storia diversa da Cacciari, non ha dubbi sul fatto che oggi non vi sia alcuna deriva autoritaria. E non teme di dirlo neppure nel salotto di Raitre, ospite di Serena Bortone, che lo incalza sui suoi trascorsi di sinistra. «Io penso che 45 milioni di persone di italiani siano 45 milioni di persone diverse, non uguali», le risponde. E commemorare con il braccio alzato Acca Larentia, «dove sono stati ammazzati come cani tre ragazzi sui 20 anni, non mi scandalizza per niente...». Insomma, il fascismo c’era. Ma è morto e sepolto.

 

 

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