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Gli antifascisti hanno paura anche dei capolavori dell'arte del Ventennio

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Domenica 14 aprile al Mart di Rovereto apre la mostra «Arte e fascismo» (visitabile fino all’1 settembre) da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. Una mostra che fa già discutere gli antifascisti che ignorano o negano la straordinaria vivacità artistica di quegli anni. Riportiamo ampi stralci del saggio di Giordano Bruno Guerri «Giuseppe Bottai» pubblicato sul catalogo (è anche autore di «Giuseppe Bottai, fascista» che, dopo 48 anni, è in libreria con gli Oscar Mondadori).

Nel “cambio della guardia” ministeriale del 1936 Mussolini abbandonò la direzione personale di tre ministeri, nominando Galeazzo Ciano agli Esteri, Ferruccio Lantini alle Corporazioni e Alessandro Lessona alle Colonie. Il rimpasto piacque poco a Giuseppe Bottai, con l’occasione nominato Ministro dell’Educazione Nazionale, come il regime aveva chiamato quello della Pubblica Istruzione. Personalmente l’incarico, pur prestigioso (...) lo tiene fuori dalla “grande” politica del partito, degli Esteri e dei ministeri economici. (...) Tuttavia fu indubbiamente felice di un incarico che gli consentiva di intervenire direttamente nella costruzione dell’”italiano nuovo”. (...)

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