Mimmo Russo? Toh, per la sinistra ora la mafia esiste a Bari ma non esisteva a Palermo
L’immagine classica di Mimmo Russo è sempre quella di lui nei dedali della città, tra le viuzze della Vucciria, sotto il teatro Massimo, all’ombra del Monte Pellegrino; o fuori dal suo ufficio del Caf (da dove distribuiva prebende ai mafiosi), in giacca, esagitato, afari burdellu – incasinare il mondo – col megafono in mano. Ora che l’ex consigliere comunale di Palermo di Fratelli d’Italia Mimmo Russo è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico -mafioso, in concorso estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio; bè, ora che la sua fedina penale si allunga come un braccio, quella foto col megafono è diventata la foto segnaletica di un intero sistema. La fotografia delle cattive intenzioni.
LA PASTA DI LAURO
Per restare sulla nuda cronaca, Russo viene descritto, dalle forze dell’ordine, come una sorta di Achille Lauro (non il cantante, ma l’armatore che si candidava distribuendo pacchi di spaghetti, al popolo) incrociato con Peppe Provenzano. Secondo la Procura di Palermo, che ne ha chiesto ed ottenuto l’arresto, per anni avrebbe utilizzato per i propri interessi la funzione pubblica. Referente dei precari storici del capoluogo siciliano, in occasione delle campagne elettorali che lo vedevano candidato, Russo «avrebbe promesso e procurato posti di lavoro a mafiosi e a loro familiari presso supermercati Conad o cooperative e associazioni finanziate con fondi pubblici come la Social Trinacria Onlus». Russo, inoltre, avrebbe messo a disposizione, appunto, il proprio ufficio Caf per l’affidamento in prova ai servizi sociali di diversi condannati per mafia «che, grazie al suo aiuto, sarebbero così riusciti a lasciare il carcere». Un galantuomo, insomma.
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Dall’indagine, frutto delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e decine di intercettazioni, è emerso che l’ex consigliere distribuiva soldi e buoni benzina a esponenti mafiosi che venivano poi usati dai clan per comprare voti nei quartieri della città. Cosa nostra avrebbe avuto così, di fatto, il controllo delle elezioni comunali e regionali. L’indagato «avrebbe anche regalato denaro alle famiglie mafiose per l’organizzazione delle feste di quartiere, occasioni utilizzate storicamente dalle cosche per aumentare il proprio consenso sul territorio». Un galantuomo dall’animo festoso, quindi. Prima di essere arrestato, Mimmo Russo è stato pure recordman dei cambi di casacca. Passando da destra a sinistra, dal centrodestra al centrosinistra, da Alleanza Nazionale, al Mpa, da Azzurri per l’Italia al movimento Palermo 2022 che sosteneva Leoluca Orlando, fino ad approdare a Fratelli d’Italia; sempre alla sofferta e affaticata ricerca di un punto d’appoggio, Mimmo ha perfino corso il rischio di essere eletto all’Ars, l’Assemblea Regionale Siciliana. C’è di più. La cronaca nera racconta che, da presidente della Commissione Urbanistica al Consiglio comunale di Palermo, si sarebbe messo a disposizione «per soddisfare interessi di persone vicine alla mafia, consentendo alle cosche il controllo di concessioni, autorizzazioni e appalti». A Russo i pm contestano pure l’avere accettato la promessa di voti mafiosi dal boss dello Zen Sandro Diele, in occasione delle Regionali del 2012. Eccetera eccetera.
IL TRASFORMISTA
Il suo fascicolo è ampio, il casellario giudiziario ricco. Ora sono due le considerazioni da fare. La prima è che tutti i partiti (tutti) dovrebbero una buona volta normare i cambi di casacca, controllando possibilmente la transumanza di voti pericolosi che il trasformismo eccessivo si porta dietro. La seconda è la reazione fiabesca della sinistra che s’indigna. La stessa sinistra – per capirciche – fino alla settimana scorsa riteneva inesistente l’infiltrazione mafiosa nel Comune di Bari e che ora scatta in quella nel Comune di Palermo. L’arresto di mafiosi di area centrosinistra era «un atto di guerra contro la città», quello dei mafiosi di area centrosinistra, un atto di civiltà...
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