Lavoro, tutte le balle di Maurizio Landini: chi lo smaschera
Ci sono almeno tre affermazioni false del segretario della Cgil Maurizio Landini nell'intervista che ha rilasciato a La Stampa a proposito all’andamento del mercato del lavoro dette per giustificare la sua campagna politico-referendaria contro il precariato. Lo sostiene Luciano Capone sul Foglio smascherandole una dietro l'altra. A partire da quella sui numeri dei contratti di lavoro attivati nel 2023: "solo il 16 per cento è a tempo indeterminato, tutti gli altri sono a termine, stagionali, intermittenti". Falso. Spiega Capone: "I contratti a tempo determinato, spesso, scadono e si rinnovano più volte in un anno. Ma se si considera, come sarebbe ovvio e sensato, la variazione netta dei rapporti di lavoro (attivazioni più trasformazioni meno le cessazioni), il rapporto si ribalta: nel 2023, dice l’Inps, su 523 mila rapporti in più quasi 400 mila sono a tempo indeterminato (il 75 per cento). I nuovi posti, cioè, sono sempre più a tempo indeterminato. D’altronde", aggiunge Capone, "l’Istat ha appena certificato che a febbraio 2024 ci sono 600 mila occupati permanenti in più e 200 mila a termine in meno".
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Non è veritiera neanche l'affermazione di Landini sull’occupazione che "aumenta anche perché le persone vanno sempre meno in pensione". Capone cita i dati dell'Inps di gennaio secondo cui le pensioni con decorrenza 2023 sono 765 mila mentre nel 2022 erano 866 mila: il flusso è circa -100 mila. Ma, avverte il giornalista del Foglio, "il dato non è consolidato. Anche l’anno scorso, nella rilevazione di gennaio, le pensioni con decorrenza 2022 erano 780 mila, circa 100 mila in meno rispetto alle 889 mila del 2021. Solo che, come abbiamo visto, il dato del 2022 è via via cresciuto e ora si è consolidato a 866 mila. Lo stesso potrebbe accadere con il dato del 2023". Ma seppure i numeri restassero questi si dimostrerebbero due cose: "in primo luogo, che questo effetto non spiega comunque un aumento di quasi 500 mila occupati, tutti a tempo indeterminato; in secondo luogo, questo forte aumento di occupati anche a causa della riduzione dei pensionamenti dimostrerebbe che non è vera la tesi della Cgil, condivisa da Lega e M5s, che per far lavorare i giovani c’è bisogno di mandare prima in pensione i più anziani: i livelli record dell’occupazione indicano che è vero il contrario".
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Altra "balla" di Landini è quella sul lavoro dei giovani e delle donne. "Non vedo cambiamenti nei numeri", ha detto il sindacalista. Replica il Foglio con ironia: "Non sappiamo se sia un problema di diottrie o se proprio il segretario della Cgil non legge i dati dell’Istat, ma nell’ultimo report dell’Istituto nazionale di statistica relativo al quarto trimestre del 2023, si legge chiaramente che nell’anno appena concluso l’occupazione è cresciuta tra le donne di 239 mila unità, in valore assoluto quasi quanto gli uomini (241 mila), ma molto di più in percentuale (+2,5 per cento le donne; 1,8 per cento gli uomini). Anche per i giovani nel 2023 la dinamica occupazionale è stata positiva, sebbene Landini non l’abbia vista arrivare e neppure dopo che è arrivata: + 137 mila occupati nella fascia d’età 15-34 anni (+2,6 per cento)".
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