Giuseppe Conte, la smentita M5s a Repubblica e i sospetti del Pd
Più che una rottura, quella tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein ora sembra una guerra vera e propria. L'annullamento delle primarie a Bari, deciso dal leader del Movimento 5 Stelle dopo lo scandalo giudiziario che tra arresti e indagati eccellenti ha travolto il Pd pugliese, portando alle dimissioni dell'assessore regionale Anita Maurodinoia, appare oggi solo il primo passo di una contrapposizione destinata a segnare anche la campagna elettorale per le elezioni europee. Una campagna elettorale in cui, spiega Repubblica, si potrebbe inserire anche lo scioglimento per mafia del Comune di Bari retto dal sindaco uscente Antonio Decaro, candidato dei dem a Strasburgo. Un effetto domino dalle conseguenze inimmaginabili.
Il retroscena del quotidiano diretto da Maurizio Molinari parte subito col botto, vale a dire un virgolettato dello stesso Conte: "Non è detto che lo scioglimento del Comune di Bari sia così illegittimo...", avrebbe confidato l'ex premier ai suoi fedelissimi in un giro di telefonate venerdì mattina. Un virgolettato "smentito categoricamente" dall'ufficio stampa M5s, che parla di "una lettura distorta in cui si vorrebbe attribuire a Conte addirittura una logica di mera convenienza opportunistica ed elettorale". Una "narrazione tossica" che i 5 Stelle respingono "seccamente al mittente" ribadendo come "tutta l’azione politica di Conte mira a contrastare questa destra che si dice fintamente sconvolta dai fatti di questi giorni ma contemporaneamente si muove per indebolire i presidi di legalità e anticorruzione".
Tuttavia, resta lo scenario di un campo largo polverizzato non solo in Puglia (a Bari si voterà 8 e 9 giugno, guarda caso in concomitanza con le Europee) ma pure nel resto dell'Italia. Uno scenario sempre più concreto e che nessuno, tra dem e grillini, fa nulla per smentire.
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Il sospetto di Repubblica, condiviso dagli esponenti dem, è che Bari sia stato l'alibi perfetto per Conte "per sganciarsi dal Pd in vista delle Europee", dove "ognuno corre per sé, e una fetta importante dell'elettorato post-grillino l'asse giallorosso lo mal sopporta". Come fa notare la stessa nota di smentita dei grillini, "è chiaro che il M5s non può ignorare i fatti e fare spallucce davanti a situazioni poco chiare che hanno dato luogo alle gravi indagini in corso. Per noi la legalità resta un baluardo indiscutibile e non negoziabile". Bisogna dunque mettere in fila la commissione del Viminale che dovrà valutare se a Bari ci siano o meno le condizioni per lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose alla luce di una ondata di indagati e arrestati nei mesi scorsi, le politicamente imbarazzanti dichiarazioni del governatore Michele Emiliano sul sindaco Antonio Decaro e la loro visita a casa della sorella di uno dei boss di Bari Vecchia, quando il primo era sindaco e il secondo giovane e terrorizzato assessore alla Mobilità, e infine il devastante caso Mauridinoia, la "lady preferenze" accusata di aver comprato voti pagando 50 euro l'uno agli elettori.
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L'entourage di Conte ha tirato in ballo la "questione morale", mentre dal Nazareno sospettano: Giuseppe "si è scelto il campo di gioco per la rottura, Bari perché così poteva ritirare fuori la Piovra di Di Battista". E tutto all'ombra dei sondaggi che danno Pd e 5 Stelle divisi da 2 a 4 punti. E non c'è dubbio chi potrebbe avvantaggiare uno scandalo giudiziario cavalcato dai 5 Stelle.
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Anche per questo è particolarmente significativa l'intervista di Domenico De Santis, segretario del Pd pugliese, a La Stampa: "Si stanno prendendo la responsabilità di dividere la coalizione. Ma noi andiamo avanti e, naturalmente, siamo disponibili a ritrovare l'unità", spiega a proposito dei grillini. Apertura, sì, ma velenosa: "La nostra sensazione è che (l'annullamento delle primarie, ndr) sia una scelta preordinata e cioè, dall'inizio, o Michele Laforgia (il candidato sindaco grillino, alternativo al dem Vito Leccese, ndr) o niente".