Giuseppe Conte da Vespa: "Superbonus? Non ero più premier", figuraccia in tv
Giuseppe Conte a "Cinque Minuti" di Bruno Vespa su Rai 1 le spara davvero grosse. L'ex premier in cerca di consensi in vista delle Europee attacca il governo su più fronti. Il primo è quello del Superbonus, una misura voluta dai Cinque Stelle che ha letteralmente mandato a gambe all'aria le casse dello Stato. E proprio il Mef è intervenuto qualche giorno fa ponendo rimedio ai pasticci grillini. Ma Conte insiste: "Sul Superbonus, il governo ha voluto trovare il capro espiatorio alla propria incapacità di costruire misure di rilancio del Paese. Abbiamo 12 mesi di crollo della produzione industriale", ha ricordato. "Non scarichino sugli altri le loro responsabilità, anche perché io sono andato via da Palazzo Chigi dopo pochi mesi che era entrata in vigore la misura - ha aggiunto -: dopo c’è stato Draghi e c’è stata Meloni, quindi sarebbero responsabili di una falla nel sistema della contabilità pubblica. Siamo seri su questo". Dimentica però di dire che il governo Draghi è stato appoggiato anche dai Cinque Stelle e che gli effetti di una misura come il Superbonus si vedono a lungo termine e il governo Meloni è intervenuto con tempestività come ha fatto anche sul fronte del reddito di cittadinanza. I
nsomma, Conte pur di attaccare raccoglie l'ennesima figuraccia. Ma l'attacco non finisce qui. Conte punta il dito anche contro il premierato dopo l’ok in Commissione Affari costituzionali all'elezione diretta del premier: "Stiamo andando verso una prospettiva che non ci porterà stabilità ma solo maggiori potere al presidente del consiglio, che già ne ha tanti e il risultato sarà un totale squilibrio, con il Presidente della Repubblica che sarà un cerimoniere, un passacarte, e il parlamento a assoggettato al premier. Una soluzione che non c’è in nessun altro paese al mondo, ci sarà una ragione". Infine ha aggiunto: "L'ipotesi del doppio turno sarebbe un temperamento alle storture di questa riforma, impedirebbe che un numero limitato di voti che non sono maggioranza nel Paese eleggessero premier, parlamento e presidente della Repubblica. Sarebbe un tentativo di moderare in corso d’opera una riforma squilibrata".