Università, oggi i cattivi maestri sono pure ignoranti e gli studenti diventano come loro
Tra cattivi maestri e studenti ignoranti, la scuola italiana versa in condizioni davvero preoccupanti, né si intravedono soluzioni per riabilitarne le sorti. Da una parte, soprattutto nelle facoltà umanistiche dove si dovrebbero nutrire il libero pensiero e la maturità di giudizio, l’indottrinamento ideologico domina sulla preparazione culturale. Che licei, università, accademie siano un feudo inespugnabile della sinistra non è certo un mistero, che in tali ambienti operino figure molto discusse neppure, però rispetto agli anni ’70, quando nelle aule scolastiche il fenomeno dell’antagonismo si mescolò a pericolose frange terroristiche e criminali, manca quell’impegno culturale richiesto anche a studenti e professori imbevuti di pericolosa ideologia. Marx, insomma, lo dovevi imparare in filosofia ed economia, quanto a citare Stalin prima si studiava la storia dell’Urss. Non che all’epoca non si marciasse a ritmo di slogan, ma oggi appaiono svuotati come un post qualsiasi, pure espressioni facinorose che si adattano più al tifo calcistico che al sapere universitario.
Gli studenti, peraltro, scelgono sempre l’iconografia sbagliata, meglio se stracciona. Del sapere frega loro nulla ed è difficilissimo tirarli dentro su questioni rilevanti in quanto privi di memoria e profondità storica. Un tempo, giunti all’università, almeno le nozioni di base si davano per scontate, oggi non è più possibile. Se citi Samuel Beckett, 4 su 5 non sanno chi fosse e nessuno ha letto Aspettando Godot. Allora chiedi: qual è l’ultimo libro che avete letto? Silenzio imbarazzato. Un coraggioso alza la mano, ti racconta una breve storiella tipo trama serie tv ma non ricorda né il titolo né l’autore, si vede che devono essergli rimasti impressi. Non conoscono Bellow, Singer, Roth, Yehoshua, Oz e neppure Nevo che è facile facile. Spieghi che si tratta di grandi autori ebrei e israeliani, la colonna portante della letteratura contemporanea, ma loro tifano Palestina senza sapere perché. Questioni, ripeto, di iconografia. Ai miei tempi (ebbene sì, l’ho detto!) i cattivi maestri, pur non avendomi mai attratto nella mia vita da universitario, pretendevano che si studiasse, quelli di oggi oltre che cattivi sono ignoranti, parlano per frasi fatte, senza costrutto, banalotti non richiedono agli allievi particolare preparazione perché neppure loro hanno letto quei libri necessari per insegnare. E nell’ignoranza cresce il virus dell’ideologia malsana.
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APPIATTITI
Molteplici le ragioni dello sfacelo presente. La prima, la sciagurata riforma del 3 + 2, con il risultato che oggi una laurea triennale vale quanto la maturità di prima. Gli esami si preparano in un fine settimana e altrettanto rapidamente si dimenticano, la tesi che un tempo non bastava un anno di lavoro è poco più di un articolo. La seconda, non si svolge più la ricerca tradizionale, sui libri, nelle biblioteche: a dettar legge è il web, ciò che si trova su internet è giusto, non c’è bisogno di controllarne la veridicità, una definizione di wikipedia sostituisce la lettura integrale. Invece di sfruttare la potenzialità del mezzo, la velocità d’informazione, gli studenti si sono appiattiti sui dati senza neppure chiedersi chi li ha messi.
La terza, l’alibi del Covid, perché non si può continuare a evocare un problema mondiale che ha condizionato a lungo la mancanza di socialità. Visto che eri in casa da solo qualche buon libro avresti anche potuto leggerlo.
Sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. Alcuni studenti (pochi) sono davvero bravissimi e alla fine si lavora per loro anche se non è giusto perché la scuola dovrebbe davvero essere inclusiva, ma a furia di abbassare il livello per permettere a mediocri e scansafatiche di stare al passo, ti perdi i migliori che invece andrebbero salvaguardati e protetti perché saranno loro (non gli altri) la classe dirigente di domani. Costretti a uniformarsi sul basso non c’è bisogno di insegnanti e docenti particolarmente preparati: più semplice, allora, far passare l’ideologia invece della cultura, mentre i più bravi è della cultura che hanno fame, ragazze e ragazzi che gli si illumina il viso quando parli di un gran libro, di un artista superlativo. Studenti così danno ancora un senso al nostro mestiere, quegli altri che urlano ai cortei blaterando di politica senza saperne niente, senza neppure aver letto i testi sacri delle loro parrocchie li lascio andare volentieri e non mi curo di loro.
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