Silvio Berlusconi, quando il fan gli gridò "sei una bella f***" e lui reagì così
Andrea Minuz in C’eravamo tanto odiati - Breve storia dell’antiberlusconismo (Il Mulino 2024), critica la sinistra che "mancando di proprie virtù riconoscibili, e convinta di potersi definire almeno in negativo, attribuendo un’identità fantastica (e di comodo) al proprio nemico", "finì per perdersi nel bosco, dove ancora oggi vaga smemorata e piagnucolante, sempre sul punto di finire nel pentolone (vedi Schlein, vedi Conte) del primo cannibale che passa", si legge in un articolo di Diego Gabutti su ItaliaOggi.
La verità è che la sinistra deve tanto al suo nemico, "se non ci fosse stato Berlusconi a chiamarli 'comunisti', per quanto poco lo fossero, gli esponenti della 'società civile', del "ceto medio riflessivo', dell’Italia 'antropologicamente superiore' sarebbero svaniti nell’aria come cattivi pensieri".
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Pure "gli elettori di sinistra erano misericordiosamente tenuti in gara dal Cav. Invece di ringraziarlo, lo volevano in galera, e gli davano del cafone, del vandeano, del plebeo (a sinistra, ammainata la bandiera rossa dalle cupole d’oro di Mosca, 'plebeo' era diventato il peggiore degl’insulti). Dicevano d’odiarlo perché non se lo sapevano spiegare", "era incomprensibile persino agli occhi di Bettino Craxi, un suo amicone, che da esule in Tunisia, dopo le elezioni del 1994, una volta disse: 'Noialtri ci siamo fatti per 40 anni un mazzo così per prendere il 10%, poi arriva questo e bum bum bum!".
"Forse lo capì meglio d’ogni altro il fan dadaista che un giorno l’apostrofò con un sonoro: 'Silvio, sei una bella f***!' Berlusconi sorrise – un sorriso da
'Squalo' contento".
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