Ilaria Salis, "come si riporta in Italia": la lezione di Tajani alla sinistra
"Non condivido la scelta di condurre una detenuta in catene: continueremo a protestare", perché non accada più: il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, lo ha detto nello studio di Bruno Vespa a Cinque minuti su Rai 1, parlando del caso Salis, l'insegnante italiana di 39 anni detenuta da oltre un anno in Ungheria con l'accusa di aver partecipato al pestaggio di alcuni attivisti di destra durante una manifestazione a Budapest.
"Il giudice non ha voluto concedere i domiciliari, secondo me sbagliando - ha proseguito Tajani - ma politicizzare non serve. Se la vogliamo in Italia dobbiamo agire con diplomazia, serietà e prudenza". E ancora: "Organizzare delle manifestazioni politiche significa danneggiare la Salis perché si arriva a uno scontro con la magistratura di quel Paese che è libera poi di decidere come ritiene più opportuno. Abbiamo sempre consigliato di non politicizzare, poi se si vuole politicizzare, si è parlato addirittura di una candidatura, questo non giova alla Salis, forse può giovare a chi cerca qualche voto ma certamente non giova alla Salis a mio giudizio". Il riferimento, in quest'ultimo caso, è alla possibilità che il Pd decida di candidare la 39enne alle prossime europee.
Sui domiciliari, infine, il ministro ha spiegato: "Devono essere concessi dal magistrato. In ambasciata era praticamente impossibile, di fatto l'ambasciata è territorio libero da qualsiasi controllo, di fatto è zona quasi extra-territoriale, non lo è giuridicamente ma di fatto lo è. C'era un appartamento che la famiglia aveva trovato".
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