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Pd a caccia di poveri: ecco chi vogliono candidare alle Europee

Elisa Calessi
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Le resistenze della minoranza erano messe in conto. Perché il 99% degli euro parlamentari uscenti al congresso si erano schierati con Stefano Bonaccini e dunque se si vuole rinnovare la squadra è chiaro che i primi a pagare saranno loro. Perché la maggior parte  dei nomi che da mesi si sono “messi a disposizione” per un’eventuale candidatura (frase che sta per: io vorrei candidarmi) vengono da quell’area: Giorgio Gori, Dario Nardella, Pierfrancesco Maran, lo stesso Antonio Decaro e ovviamente Bonaccini. Al Nazareno non ci si aspettava, invece, il malumore dell’ala sinistra. Così come, forse, si era presa un po’ sottogamba la reazione delle donne del partito, riunite nella Conferenza nazionale che si è insediata proprio in queste settimane.

Gli attacchi arrivati da queste parti sono quelli che stanno facendo più male. O comunque quelli che stanno facendo riflettere la segretaria e i suoi collaboratori. Dopo i malumori espressi a caldo dalla minoranza dem, che ha criticato lo schema capolista civico, uomo e segretaria al terzo posto (in quanto le donne non civiche scenderebbero al quinto posto, con una visibilità e una possibilità di elezione molto minore), ieri la sinistra dem è tornata a farsi sentire. Le liste Pd per le Europee? «Mi auguro», ha detto Andrea Orlando, parlando alla Camera, «che nella rappresentazione della società ci sia anche qualche rappresentante dei ceti meno abbienti, dei precari, del mondo del lavoro». Come dire che, tra i nomi fin qui usciti, mancherebbe proprio un volto che esprima la parte debole della società. Parole pesanti per una candidata che si è posta come missione di riportare il Pd più a a sinistra. Quanto ai riformisti, ieri ha parlato Piero De Luca mettendo in chiaro che «il quadro è ancora molto aperto. Noi ci auguriamo che in modo costruttivo il confronto vada avanti. Non si esaurisce nella segreteria di ieri».Tradotto: è tutto da vedere, noi non siamo d’accordo.

 

 

E ha ribadito le perplessità sulla scelta di far guidare le liste da “esterni”: «I civici», ha detto, «possono essere un valore aggiunto, ma per mettere in campo la squadra migliore va valorizzata anche la classe dirigente che abbiamo. Una classe dirigente di qualità che altri partiti non hanno». Le tessere sicure, a questo punto, sono poche. Di certo ci sono Lucia Annunziata (capolista) e Antonio Decaro (secondo posto) al Sud. Così come Cecilia Strada (capolista) al Nord Ovest. Tutto il resto è da vedere. A cominciare dalla capolista del Nord Est: dovrebbe essere Annalisa Corrado, a cui seguirebbe Bonaccini. Ma, dopo le critiche espresse dalla minoranza dem, non è escluso che a guidare la lista sia Bonaccini. Resta da capire cosa accadrà al Centro. Per il posto di capolista si parla di Camilla Laureti, l’unica uscente che si era schierata al congresso con Schlein. Ma non è civica. Un’altra ipotesi potrebbe essere Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, magari al secondo posto. Ma così Nicola Zingaretti scivolerebbe al quarto e non la prenderebbe bene. Per non dire di Nardella, al settimo. E le donne? Alessia Morani ha già cominciato a girare il collegio del Centro, così come Irene Tinagli. Pina Picierno, poi, è nella surreale situazione di ricoprire, nel Pd, il ruolo elettivo più alto in Ue, in quanto vicepresidente del Parlamento, e di rischiare di non essere eletta. Ben che vada, infatti, sarà quinta in lista. È vero che ci sono le preferenze, quindi la collocazione non è decisiva. Ma è anche vero che i più votati sono i nomi nelle teste di lista. Si lavora sulle liste anche al centro, dove Italia Viva a Più Europa si sono riuniti per chiudere l’accordo. E sono spuntati due possibili candidati per la lista che si rifarà agli Stati Uniti d’Europa: Gian Domenico Caiazza, ex presidente dell'Unione camere penali, e la giornalista di La7 Gaia Tortora.

 

 

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