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Pd, i giovani del partito sfilano con chi assalta la Polizia

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Massimo Sanvito
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Il luogo del raduno è ancora sconosciuto ma quello che pare certo è che la galassia antagonista si muoverà in corteo con l’obiettivo di raggiungere il centro per i rimpatri di via Corelli. La mobilitazione per la chiusura di tutti i «lager di Stato», indetta dalla Rete No Cpr per sabato 6 aprile a Milano, sta raccogliendo adesioni da tutta Italia - centri sociali, circoli anarchici, collettivi studenteschi, sindacati rossi e sinistra extraparlamentare - e si candida a essere quella più carica di tensione degli ultimi anni in città. Soprattutto alla luce del blitz di mercoledì scorso sulla pista del terminal 1 di Malpensa e dell’assalto alla volante di Polizia davanti alla Questura di Torino (il 28 febbraio scorso): in entrambi i casi l’obiettivo dei No Cpr era quello di liberare un clandestino destinato all’espulsione dal nostro Paese. Sostituendosi alle autorità.

A braccetto con questi estremisti sfileranno anche i Giovani Democratici milanesi, il futuro del Pd, già balzati ai disonori della cronaca per il convegno pro Palestina che i vertici del partito bandirono dalle sedi ufficiali dem. E poi ecco Mutuo Soccorso Milano, il braccio operativo-sociale del Lambretta (anche loro ovviamente presentissimi) a cui il Comune di Milano ha concesso senza bando un immobile da 380 metri quadrati in via Rizzoli, per 18 anni, nonostante un decennio e oltre di abusivismo. E poi ancora il Comitato Calvairate-Molise-Ponti, insignito con l’Ambrogino d’Oro dal sindaco Sala.

 

 

Non mancheranno nemmeno I Sentinelli, il cui portavoce Luca Paladini è consigliere regionale di Patto Civico, lista nell’alveo del centrosinistra che alle scorse elezioni ha appoggiato la candidatura di Pierfrancesco Majorino. Ci saranno anche diverse sezioni Anpi e questo non stupisce affatto, visto che non più tardi di mercoledì scorso l’amministrazione ha concesso uno spazio pubblico sui Navigli ai partigiani della Barona (“Carlo Smuraglia”) per uno spettacolo teatrale dal titolo eloquente: “Reietti, come creammo i Cpr”. I legami tra i sovversivi della Rete No Cpr e parte della sinistra istituzionale, non per forza radicale, sono quanto mai evidenti.

Le maggiori preoccupazioni, in ogni caso, riguardano la concentrazione delle sigle più oltranziste del mondo antagonista. I duri e puri della piazza. I professionisti del disordine. Dal centro sociale Pedro di Padova, dove ha fatto carriera Luca Casarini (leader delle “tute bianche al G8 di Genova), al Gabrio di Torino, che tra scontri con la polizia e assalti ai banchetti dei partiti nemici si è distinto anche per aver ospitato una piantagione -laboratorio di marijuana, passando per i sempre in prima linea milanesi Cantiere e Lambretta, quest’ultimo fresco protagonista dell’assalto alle forze dell’ordine schierate in via Padova a difesa della fiaccolata securitaria organizzata dalla Lega e insieme ai residenti.

 

 

Dire che i toni siano accesi, infatti, è dire poco. «Questo odioso esempio di razzismo istituzionale (non esiste la detenzione amministrativa per un cittadino italiano) è il colpo di coda dello stesso mostro che poggia la testa e le mani insanguinate sulle frontiere della Fortezza Europa, all’ingresso della quale il nostro Paese svolge il suo compito infame di fido cane da guardia», si legge nella “chiamata alle armi” social per la mobilitazione del 6 aprile.
È un attacco dritto al governo di centrodestra: «Ora che gli strumenti repressivi – affinati negli anni anche da una certa sinistra, nel gioco devastante di rincorsa delle destre in nome di sicurezza, decoro e legalità – sono nelle mani di uno dei governi più fascisti dalla nostra Repubblica mettendo in pericolo chiunque, non c’è neppure più il tempo di ricercare e rimpallarsi le colpe, che restano trasversali e ben evidenti». Ed è un invito chiaro a fare massa per calpestare la legalità: «È il tempo di pretendere e ottenere con un vasto fronte un’inversione di rotta, la fine della violenza legalizzata, che nei centri di permanenza per il rimpatrio vede la punta dell’iceberg e l’esempio più eclatante e simbolico».

I No Cpr hanno anche lanciato una raccolta fondi per «preparare una mobilitazione degna di tal nome e che sia adeguatamente pubblicizzata, come merita l’importanza dell’obiettivo che ci accomuna, che ci portiamo fin dal nome». A oggi sono stati raccolti poco meno di 2.000 euro.

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