Carlo Calenda, la querela da Italia Viva: "Diffamazione gravissima, rinuncia all'immunità"
Sale la tensione tra Italia Viva e Azione dopo il bubbone scoppiato a Napoli. Barbara Preziosi, da dirigente di Iv è passata al partito di Carlo Calenda ed è stata di conseguenza rimossa dall'incarico di assessore della Municipalità Chiaia-Posillipo-San Ferdinando, ricoperto dal 2022, dopo un intervento del neo responsabile Enti locali del partito di Matteo Renzi, Armando Cesaro.
"Il neo nominato responsabile enti locali di Italia Viva Cesaro jr ha fatto rimuovere con violenza Barbara Preziosi dal suo incarico di assessore municipale secondo il noto stile della famiglia. Abbi pazienza Barbara e vola alto", ha scritto il leader di Azione.
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"Ho dato mandato ai miei legali di agire in sede giudiziaria il senatore Carlo Calenda per le gravi dichiarazioni altamente diffamatorie rilasciate alle agenzie di stampa in merito alla revoca dell’assessore alla Municipalità 1 del Comune di Napoli, Barbara Preziosi", ha ribattuto in una nota Cesaro, riassumento la vicenda, che a suo dire, è stata innescata dal fatto che Preziosi, la quale "venne nominata in quota Italia Viva, ma appena qualche mese fa ha abbandonato il partito per collocarsi politicamente in altre forze politiche. Nel rispetto delle regole di rappresentatività democratica di tutte le forze politiche chiunque si sarebbe aspettato da lei le dimissioni che, tuttavia non ci sono state".
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"Dopo che quattro consiglieri municipali hanno protocollato un documento in cui in cui si formalizzava la richiesta di revoca dell’assessore Preziosi al presidente della Municipalità", ha proseguito Cesaro, "ho ritenuto opportuno, nella mia qualità di responsabile nazionale Enti Locali del suo ex partito, anche nel suo interesse politico, suggerirle di rassegnare le dovute dimissioni". Sul piano politico, ha concluso, "comprendo il nervosismo del senatore Calenda ma aggiungerei che sono proprio le reazioni scomposte a cui si abbandona sempre più spesso a spiegare il crollo dei consensi. Lo sfido a rinunciare all’immunità parlamentare".