Speranza, "odio e minacce di morte, mi pesa parlarne": perché non si candida
"Sento il dovere di chiarire le ragioni per cui non ho dato, già molti mesi fa, la disponibilità a candidarmi alla guida della Regione Basilicata": Roberto Speranza lo ha scritto su Facebook, rispondendo così a chi lo ha accusato di non essere sceso in campo col centrosinistra in vista delle regionali del 21 e 22 aprile. "Ho letto alcune ricostruzioni, a mio giudizio insensate, che partono però sempre da una rimozione di fondo che per me è inaccettabile - ha proseguito Speranza - cosa ha significato e quali siano le conseguenze dell’essere stato ministro della salute durante la pandemia da Covid 19".
"Chi in queste ore ha accostato il mio nome alla candidatura a Presidente della Regione Basilicata rimuove il carico di responsabilità che ho avuto sulle mie spalle negli oltre tre anni di mandato a cui ha fatto seguito anche una clamorosa inchiesta giudiziaria - ha spiegato l'ex ministro -. Non è un caso che durante il mio mandato da ministro della Salute si siano succeduti ben 4 ministri francesi, 3 ministri della Gran Bretagna e 2 della Germania. È stato un carico di lavoro inimmaginabile, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, senza alcuna pausa con decisioni quotidiane che incidevano sulla vita quotidiana di milioni di italiani. Questa storia non può essere rimossa. E il lavoro incessante che ho fatto, dando tutto me stesso, non può essere sottovalutato".
Speranza ha spiegato che da quando ha aderito al Pd di Elly Schlein, lui è "un semplice deputato di opposizione. Non ho chiesto nessun incarico né a livello di partito né a livello di gruppo o di commissione. A chi parla di ’generosità’ vorrei ricordare che il prezzo che io e i miei affetti più cari abbiamo pagato per l’impegno degli anni del Covid è stato altissimo e purtroppo non si è ancora esaurito. Mi pesa essere costretto a parlarne pubblicamente, non sarebbe nella mia natura farlo, ma credo che oggi sia necessario per comprendere la situazione". Alla base della sua decisione, dunque, ci sarebbe una motivazione più che altro personale: il pesante lavoro svolto, ed evidentemente non ancora smaltito, durante gli anni da ministro, e tutte le conseguenze che ne sono derivate.
"Continuano incessanti le minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia no vax - ha aggiunto ancora Speranza -. Sono continue le istigazioni all’odio personale sui social e anche da parte di un pezzo limitato ma molto rumoroso del mondo editoriale. Questo clima, ulteriormente peggiorato da quando è stata annunciata la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, mi costringe ancora a vivere sotto scorta con tutto ciò che questo comporta per me e per i miei cari".