Lega, "via i ballottaggi": la sinistra attacca, cosa scorda
La Lega all'attacco sui ballottaggi, il governo congela tutto rinviando la discussione ad altra sede. Solo pochi minuti, sufficienti però a mandare in tilt il centrosinistra e mostrare il cortocircuito politico dei progressisti.
Nel Dl Elezioni al Senato, il partito di Matteo Salvini propone due emendamenti: innanzitutto, l'eliminazione dei ballottaggi nei comuni con più di 15 mila abitanti se uno dei candidati raggiunge il 40% dei voti. E, di nuovo, terzo mandato per i governatori. Dopo qualche minuto, il relatore del decreto Elezioni Alberto Balboni (di Fratelli d'Italia) annuncia in aula: "Un intervento così rilevante, che cambia così profondamente le regole in vigore nel 70-75% dei comuni italiani, certamente avrebbe avuto bisogno di un maggior approfondimento e confronto. E pure essendo personalmente d'accordo, perché ormai è più frequente il caso di un sindaco che vince al ballottaggio con meno voti di quanti ha preso il suo avversario al primo turno, sono anche d'accordo con chi ritiene che un tema così importante vada affrontato in altro luogo. Per questo la mia richiesta sarà quella di un ritiro ed eventualmente trasformazione in ordine del giorno". Tutto rinviato a data da destinarsi, insomma.
Nel testo proposto dal Carroccio sulla legge elettorale dei comuni viene sostituita la dicitura "è proclamato eletto sindaco il candidato alla carica che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi" con una formula più articolata, ma che, di fatto per la Lega, snellirebbe la macchina elettorale.
"È proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il 40 per cento dei voti validi. Qualora due candidati abbiano entrambi conseguito un risultato pari o superiore al 40 per cento dei voti validi, è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l'elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età". De facto, addio ai ballottaggi nella maggior parte dei casi.
Un colpo di mano che non è piaciuto all'opposizione che è subito insorta per l'iniziativa leghista: "La Lega in Commissione al Senato tenta l'ennesimo blitz, questa volta per cancellare il ballottaggio nei Comuni. L'ennesima forzatura fatta solo per regolare i conti dentro la maggioranza. Fermatevi se avete un minimo di rispetto per le istituzioni", ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera. Eppure, al netto degli strali dem, si fa notare che fu proprio il Pd ha promuovere lo stesso principio in Sicilia. Sotto la giunta Crocetta, sfruttando lo statuto speciale dell'isola, venne modificata la legge elettorale per i comuni isolani, ponendo l'asticella necessaria per l'elezione al 40%.
La Lega non vuole poi demordere sul terzo mandato ai governatori. Il suo testo era già stato bocciato in commissione Affari costituzionali dopo aver ricevuto anche il parere contrario dell'esecutivo di Giorgia Meloni. Il governo ha quindi deciso di rimettersi all’Aula del Senato, come già fatto in Commissione, garantendo ai parlamentari della maggioranza libertà di voto. Da Fratelli d'Italia è però arrivata una prima reazione molto stizzita dopo la decisione di ripresentare la proposta: "Noi speravamo che l’emendamento sul terzo mandato non finisse in Aula. Cercare o creare spaccature su temi che non sono nell’agenda nel centrodestra spiace. Ma non è niente di così grave. Un minuto dopo, chiusa la votazione, torneremo ad occuparci delle cose che interessano agli italiani, le riforme piuttosto che il destino di qualche governatore" ha detto il senatore di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon.
All'attacco delle due iniziative anche Francesco Boccia: "Nella maggioranza sono agli stracci. I protagonisti sono sempre gli esponenti della Lega che dopo aver presentato l'emendamento salva Zaia che cancella il limite dei mandati per i presidenti di regione ora propone l'abolizione di fatto del ballottaggio nei comuni. Ovviamente per noi questo emendamento è una aberrazione, una provocazione, un colpo di mano inaccettabile contro leggi che hanno dimostrato di funzionare bene".