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Abruzzo, tracollo M5s. Conte fa saltare il campo largo?
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"Il campo largo non è il futuro dell'Abruzzo, perché era il suo triste passato, e il campo largo non sarà il futuro dell'Italia". Sta tutto in queste parole di Marco Marsilio, eletto per la seconda volta consecutiva governatore, il senso politico delle regionali in Abruzzo.
Chi a sinistra sognava un "effetto Sardegna", un altro successo alle amministrative in grado di invertire la tendenza e mettere in difficoltà il governo, è stato amaramente smentito. Il centrodestra esce rafforzato dal voto, non solo per i quasi 10 punti di distacco di Marsilio (quasi 54%) dallo sfidante Luciano D'Amico (al 46%).
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Il risultato, fotografato già dalle proiezioni di Antonio Noto nella notte, certifica il successo di tutte e tre i principali partiti del centrodestra: Fratelli d'Italia prima lista in assoluto con circa il 24%, Forza Italia intorno al 13%, la Lega all'8%. Nel centrosinistra, il Pd tiene ma non sfonda, al 19%, mentre collassa letteralmente il Movimento 5 Stelle, che dato addirittura al 6,8% rischia di aver perso circa il 13% rispetto all'ultima tornata del 2019.
Un risultato, quest'ultimo, che potrebbe avvelenare i rapporti tra Elly Schlein e Giuseppe Conte in vista delle elezioni europee (di per sé, elezioni da "tutti contro tutti") e delle prossime amministrative di giugno, alle quali dem e pentastellati potrebbero arrivare più da rivali che da alleati. Altro che campo largo, perché un Movimento così debole potrebbe indurre Conte, sempre aspirante leader dell'opposizione, a indurire alcune posizioni per non perdere terreno a sinistra, aumentando così la distanza dal Nazareno già evidente su temi cruciali come la politica estera.
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Non solo quella, però. Sul tavolo ora c'è infatti già un'altra regione, la Basilicata. I partiti di centrosinistra sono alla faticosa ricerca di un accordo sul candidato. Angelo Chiorazzo è il nome sostenuto dal Pd locale e anche dall'ex ministro della Salute, Roberto Speranza. Non piace, Chiorazzo, al resto della coalizione. Anche per questo è iniziata una sorta di 'moral suasion' degli alti dirigenti dem per portare il cosiddetto 'Re delle Coop' a fare un passo indietro rispetto alla candidatura. Passo indietro che, fino ad oggi, non è stato compiuto. Ora, i dati abruzzesi potrebbero aprire due scenari e le attenzioni dei dem si rivolgono ancora una volta verso il M5s: Conte, in virtù del risultato del suo partito, si convincerà a lasciare la scelta del candidato ai dem? Oppure, al contrario, potrebbe rimettere in discussione l'intero progetto di coalizione? Quello di una mossa inconsulta dell'ex premier, che potrebbe ribaltare il tavolo, è il vero timore che aleggia dalle parti della Schlein.
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