Sardegna, la Lega ai meloniani: "La scelta di Truzzu è stata un errore"
In casa Lega il deludente risultato in Sardegna ha il sapore di una una rassegnata rabbia. Innanzitutto perché, ragionano dal Carroccio, «se hai un candidato uscente provi a vincere con quello, non cambi in corsa e solo per mettere una bandierina». Il riferimento, fin troppo chiaro, è alla forte volontà di Fratelli d’Italia di imporre un suo candidato per avere una maggiore rappresentanza. In più l’operazione, ragionano dal Carroccio, è stata orchestrata senza tener conto che dare il ben servito all’uscente, Cristian Solinas, equivaleva a scontrarsi col Partito Sardo d’Azione di cui è esponente. Non a caso gli autonomisti hanno dimezzato i voti rispetto a cinque anni fa (dal 10 al 5,60%), evidentemente non gradendo l’imposizione “romana” del candidato. Una valutazione che si fa ancora più pesante se si considera che la scoppola numericamente più fragorosa per Truzzu è arrivata proprio dalla sua Cagliari, città di cui è sindaco dal 2019.
E qui si apre un altro file. «Per quel che vale», ragionano dal Carroccio, «nella classifica dei sindaci più amati, il candidato della Meloni era all’85mo posto su 87...» ed è parso chiaro fin da subito «che sarebbe dovuta essere la coalizione a trascinare il candidato e non viceversa», come testimoniano i circa 4 punti percentuali di differenza tra il voto ai partiti rispetto a quello per il presidente. «Al contrario la Todde era parsa fin da subito una candidata in grado di dare una spinta al campo largo di sinistra». Considerazioni amare che suonano anche come una risposta alle accuse ai cinque anni di governo Solinas, che a urne appena chiuse e a sconfitta annusata, sono subito piovute da esponenti di Forza Italia e Fratelli d’Italia.
LA RIPARTENZA
Si badi bene, però, lo sfogo del Carroccio non ha il sapore della resa dei conti interna al centrodestra. Al contrario i mugugni che ci sono stati ieri e proseguiranno inevitabilmente anche nei prossimi giorni, riguardano soprattutto il metodo con il quale si è arrivati alla scelta di Paolo Truzzu. «Meloni voleva mettere una bandierina, invece... Questo deve far capire a tutta la coalizione- riflettono dalla Lega- che questo risultato ci deve far tornare coi piedi per terra. Facciamoci tutti una sana autocritica e ragioniamo come coalizione e non con il numero di poltrone dell’uno e dell’altro».
DENTRO IL CARROCCIO
In serata fonti vicine ai vertici del Carroccio fanno trapelare che «sulle regionali sarde, come Lega è stato fatto il massimo». Un altro ragionamento va poi fatto sul risultato elettorale della Lega che, a scrutinio ancora in corso, balla pericolosamente a ridosso del 4% (in chiusura di giornale il dato era al 3,90%) e che merita qualche riflessione. Forza Italia che alle politiche era già davanti al Carroccio - l’ha praticamente doppiato. Un campanello d’allarme che in Lega, però, spiegano col fatto che «i consensi di Lega e Partito Sardo d’Azione provengono dallo stesso bacino elettorale» e che «le due liste erano state costruite prima che la coalizione convergesse su Truzzu». Insomma, secondo il Carroccio la delusione per il risultato ottenuto è lenito dal ragionamento che alle prossime europee la Lega dovrebbe guadagnare gran parte dei voti che domenica sono andati al Partito Sardo d’Azione e che potrebbero portare il partito di Salvini a sfiorare il 10%. Un accordo elettorale che regge da tempo e che è stato rinnovato proprio alla vigilia delle regionali sarde e che il rusutato di Truzzu, paradossalmente, non potrà che rafforzare. Al contempo c’è anche chi invita il partito a ragionare su un’organizzazione più capillare dei territori, non solo in Sardegna, per provare a ridare slancio ad un’azione politica che «non può essere lasciata solo all’immagine e all’impegno di Salvini. Tutti noi dobbiamo rimboccarci le maniche e dare una mano al segretario. In Lega si è sempre fatto così e così sarà anche questa volta». Questioni interne alla Lega che si discuteranno a bocce ferme al Consiglio Federale e nel partito in Sardegna.