Elisabetta Piccolotti? Guadagna 15mila euro al mese e piagnucola: "Sveglia alle 6 per venire in aula!"
Il partito del cuscino si ribella. Sveglia alle sei, presenza a Montecitorio alle 8. Ma che è, una tortura? “Coraggiosamente”, Elisabetta Piccolotti, deputata di Avs e portavoce della “Lista Morfeo”, si ribella alla dittatura della sveglia. Il nuovo fascismo di Greenwich. Giovedì ha preso la parola in Aula e ha rivendicato il diritto alla fase rem. Mai disturbare la sinistra che dorme: «Questa mattina noi ci siamo svegliati presto, alle 6, per leggere le mozioni che i colleghi hanno depositato ieri alle 20. Sì, mi sono alzata presto per venire qui alle 8!».
Strappata al mondo dei sogni dalla “marimba” dello smartphone. Manganellate acustiche imposte dalla deriva autoritaria del governo, che vuole imporre ai parlamentari un nuovo ciclo. Del sonno. Piccolotti, paladina del risveglio dolce, viene criticata dal leghista Stefano Candiani: «Non è una cosa così eroica, sa. Siamo anche pagati per farlo!». D'altronde è nota la difficoltà della sinistra a sincronizzarsi con il popolo. E le loro sveglie.
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I FATTI
Ma riavvolgiamo il nastro e vediamo cosa è successo. È giovedì e siamo a Montecitorio, dove si devono discutere le mozioni sulla difesa della libertà di informazione. Erano due, di Avs e M5s. Poi mercoledì sera anche Pd, Azione, Italia viva e maggioranza presentano dei propri testi. Lo fanno tardi, così, in apertura di seduta, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari chiede «una mezz’ora di tempo» per approfondire tutti i documenti su cui l’esecutivo deve dare un parere. Pausa concessa.
Alla ripresa Ostellari comincia a dare i pareri, ma presto ci si accorge che i testi non combaciano. Il sottosegretario legge frasi e capitoli che non risultano nel fascicolo ufficiale. I firmatari delle mozioni lo fanno notare al presidente Lorenzo Fontana che avverte Ostellari: «Forse sta leggendo il testo di un’altra mozione». Ostellari allora chiede una nuova sospensione dei lavori «per poter guardare meglio» i testi. Fontana acconsente. Tornati in aula, Ostellari chiede scusa e parla di «accavallamento dei testi» chiedendo un’altra mezz'ora di tempo. A questo punto il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti si appella al presidente affinché nel frattempo si esamini qualche altro tema all’ordine del giorno.
Anna Laura Orrico del M5S chiede più «rispetto per il Parlamento». Valentina Crippo (Azione) invita il governo ad avere «più attenzione» per i colleghi. Il dem Federico Fornaro parla di «sciatteria». Si rinvia di nuovo. «A pensar male si fa peccato ma, diceva il saggio, ci si azzecca», attacca la capogruppo di Avs Luana Zanella uscendo dall’Aula, «guarda caso proprio questo tema sensibile e mal digerito dalla destra è stato accantonato, verrà ripreso prossimamente, forse».
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POLEMICA
Quindi arriva la nostra. Elisabetta Piccolotti polemizza osservando che il governo avrebbe avuto tutto il tempo almeno per leggere le mozioni, visto che «in questi giorni non si sono affrontate certo riforme complicate: il premio di cucina, la moto-terapia, l’istituzione della Giornata Nazionale per le Forze Armate, le rievocazioni storiche...». La deputata dell’Alleanza Verdi Sinistra, infine, accusa l’esecutivo di averla fatta scendere dal letto con il piede sbagliato. Quello sinistro. Una rivoluzione. Perché di solito i politici esibiscono con orgoglio le ore sottratte al sonno e devolute all’impegno perla cosa pubblica (poi vai a vedere se è vero). Bill Clinton si vantava di riposare solo cinque ore per notte, Barack Obama sei, Matteo Renzi lo stesso. Invece adesso la sinistra si lamenta degli orari da miniera, pure mal pagati, come suggerirebbe Piero Fassino («4.718 euro al mese netti, non è uno stipendio d’oro»), e rivendica il diritto alla ninna. Niente, e la politica evolve: siamo passati dalla coalizione Letta alla colazione a letto.