Roberto Gualtieri, banche e doppi stipendi: il sindaco nel mirino della Corte dei Conti
Mentre il sindaco di Roma Roberto Gualtieri era impegnato con la giunta a puntellare al meglio le poltrone politiche del Teatro di Roma e della sua Fondazione, la Corte dei Conti ha fatto le pulci ai bilanci della Città Metropolitana di Roma Capitale, guidata dal 2021 da Gualtieri in qualità di sindaco di Roma.
Ne emerge, scrivono i magistrati, «un quadro delle entrate della Città metropolitana connotato da elementi di incertezza e aleatorietà». I contabili hanno stilato un elenco di nove punti in chiedono, entro sessanta giorni dall’approvazione del rendiconto 2023, una relazione sulle misure adottate. Città Metropolitana dovrà dunque fornire chiarimenti sul contenimento del debito finanziario, innanzitutto tamponando le emorragie. Roma, infatti, dal prossimo 31 dicembre non potrà più attingere al Decreto aiuti, che significa 60 milioni di euro. Fondi elargiti dal governo Draghi per sopperire alle minori entrate da Rc Auto dopo la pandemia.
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SCOPERTA
I contabili però hanno scoperto che Roma, dove potrebbe, non fa cassa, come con le auto a noleggio, da cui la Capitale potrebbe incassare 30 milioni di euro l’anno. Peccato però che i noleggiatori eludano le imposte ponendo la sede operativa «nell’area metropolitana di Roma e sede legale nelle provincie autonome di Trento o Bolzano, dove è prevista una minore imposizione fiscale per la trascrizione degli autoveicoli rispetto a quella delle Province ubicate nelle Regioni a statuto ordinario». Un modus operandi che non è nuovo e che, come ricordano i giudici, è già stato riscontrato a Mantova nel 2021 e 2023, a Bologna nel 2023 e a Milano nel 2022, dove i ricorsi presentati dalle società di noleggio sono stati respinti. Nella Capitale invece i ricorsi sono stati accolti dalla Corte di giustizia tributaria ed è per questo che la Corte dei Conti ha invitato la Città metropolitana «a gestire questo mancato gettito con la dovuta prudenza, assumendo iniziative idonee a evitare la prescrizione di diritti di credito ancora sub judice». Tanto più che il debito di Città metropolitana seppur in calo, dal 2018 al 2022 si è passati da 552.838.799 euro a 468.253.358 euro di esposizione, resta consistente.
Da viale Mazzini sono state chieste delucidazioni anche sulle società partecipate di Città metropolitana, in particolare circa due imprese bancarie: Banca Etica e BCC Roma, i giudici chiedono «di motivare le ragioni di stretta inerenza ai fini istituzionali della Provincia di una partecipazione in impresa bancaria» e «di motivare in ordine al divieto, previsto dall’art. 20 TUSP di detenere partecipazioni in soggetti che svolgono “attività analoghe o similari”». Ne emerge che «dall’esame delle risultanze istruttorie appare difficile sostenere che le due banche in questione non svolgano attività analoghe o similari».
Occhi puntati anche sulle consulenze, in particolare quella del capo di Gabinetto di Gualtieri, Bruno Manzi. L’ex assessore provinciale ha festeggiato la pensione la scorsa estate ma a settembre è stato riassunto dal Sindaco metropolitano che ha deciso di non privarsi delle competenze di Manzi, firmando un contratto a tempo determinato di circa 122.000 euro lordi annui. La Corte dei Conti in sede di audizione ha domandato perciò se il trattamento pensionistico per Manzi fosse stato sospeso ma «i presenti non hanno tuttavia saputo chiarire se il trattamento pensionistico sia stato o meno sospeso, in modo da evitare il cumulo tra pensione e stipendio». Dal canto suo Manzi, contattato da Libero, ha chiarito che la propria pensione «non è quella compresa nella norma, in quanto non riguarda quota 100,102 o 103 ma sopraggiunta per raggiunti limiti di età. Quindi non rientra tra le tipologie di pensione che sono incompatibili con emolumenti di altre specie».
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POLTRONE
Intanto ieri l’assemblea capitolina impegnata da un mese nella polemica circa la nomina di Luca De Fusco a nuovo direttore generale del Teatro di Roma, ha approvato un ordine del giorno per chiedere la modifica dello statuto del Teatro, pena lo scioglimento della Fondazione. La sinistra ha chiesto al sindaco «adoperarsi affinché lo statuto della Fondazione sia modificato e integrato, in maniera tale che gli apporti economici e i conferimenti patrimoniali e immobiliari elargiti da Roma Capitale (ben superiori rispetto alla contribuzione regionale e ministeriale) trovino rispondenza (e simmetria) in più adeguate regole di governo societario, in forza delle quali il socio Roma Capitale non possa esserne illegittimamente e arbitrariamente estromesso dalle decisioni più rilevanti». Polemica sulla mossa salva-poltrone arriva dal capogruppo della Lega in Campidoglio, Fabrizio Santori, che ha ricordato come Gualtieri «dimentico delle gravi carenze nei servizi e dei problemi di Roma e raramente in Assemblea, oggi è stato presente, per ribadire ancora una volta l’ingordigia del Pd nella corsa a incarichi e poltrone».