Vincenzo Da Luca, tutti i guai giudiziari dello "sceriffo"
Oltre al Vincenzo De Luca conosciuto dal grande pubblico, quello delle sparate, delle crociate contro i “runner” ai tempi del Covid e delle formidabili imitazioni di Crozza, ce n’è un altro nelle aule di tribunale. Lo spettacolo meno noto è fatto di condanne, «grave superficialità», «tangibile disinteresse per una corretta gestione delle risorse pubbliche»- così scrivono i magistrati - incarichi assegnati a chi non aveva i requisiti, danni erariali da centinaia di migliaia di euro. Abbiamo sintetizzato.
L’ultima contestazione, appena confermata in appello dalla Corte dei Conti, gli costerà 101mila euro – questa la cifra stabilita – quasi il doppio dei 59mila decisi dal giudice in primo grado. L’unica vittoria del governatore dem campano – prima di entrare nel dettaglio di questa vicenda – è la derubricazione della sua condotta da “dolo” a “colpa grave”, ma non è un punto di vanto. La responsabilità di De Luca, si legge nella sentenza depositata lo scorso 25 gennaio, «è quella di aver consentito che ai quattro collaboratori (vigili urbani provenienti dal Comune di Salerno, ndr) venisse corrisposta un’indennità maggiorata senza che ci fossero i necessari presupposti». Li utilizzava (anche) da autisti e prendevano stipendi da dirigenti.
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STIPENDI LIEVITATI - De Luca, ricordiamo, è stato sindaco di Salerno dal ’93 al 2001 e dal 2006 al 2015. Nelle carte si legge che «l’azione contabile trae origine dall’informativa (...) del 24 luglio 2018 nella quale si riferisce che quattro vigili urbani provenienti dal comune di Salerno, già assegnati in posizione di comando, a decorrere dal 21 luglio 2015, erano stati nominati responsabili della segreteria di De Luca» e ciascuno di loro, senza entrare nei tecnicismi, aveva goduto da marzo 2016 a dicembre 2019 dell’indennità di 46mila euro all’anno, invece di 15mila. Il governatore, proseguono i giudici, ha agito «con evidente colpa grave, in modo del tutto superficiale e poco avveduto»; e ancora: «Nonostante la lunga esperienza maturata ai vertici di una pubblica amministrazione non si è mai premurato di acquisire il parere dei competenti organi tecnico-amministrativi, in primis quello del responsabile dell’ufficio di ragioneria o del direttore generale».
A proposito di figure apicali: con sentenza depositata il 18 aprile 2017, ancora la Corte dei Conti – e ancora in appello – ha condannato De Luca (allora sindaco di Salerno) per la nomina a direttore generale di un suo fedelissimo, Felice Marotta, ex dipendente in pensione dell’ente. Marotta quel ruolo non poteva ricoprirlo: serviva la laurea e lui non l’aveva. De Luca è stato condannato al pagamento di 17mila euro, e altrettanti sono stati chiesti al suo ex segretario comunale, Gennaro Caliendo. I 34mila euro complessivi sono il risultato degli stipendi corrisposti a Marotta tra il 30 dicembre 2011 a il 31 maggio 2012. «Nel caso di specie», hanno spiegato i magistrati, «De Luca non ha ritenuto di porsi il problema dell’impraticabilità di tale scelta, mentre il segretario generale Caliendo ha abdicato alla sua funzione di garante della legittimità dell’azione amministrativa con l’ulteriore aggravante di essere stato presente alla seduta in cui la giunta comunale approvò il regolamento per l’ordinamento degli uffici e dei servizi del Comune di Salerno». Il danno procurato al Comune di Salerno è stato quantificato in 424mila euro, suddiviso con altri dirigenti e assessori. La richiesta iniziale, del 30 per cento superiore, era stata di 753mila. Andiamo avanti.
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IL GREEN PASS LOCALE - Ad agosto 2023 De Luca ha ricevuto un invito a dedurre da parte della procura campagna della Corte dei Conti: al governatore dem e ad altri cinque componenti dell’unità di crisi della Regione hanno contestato un danno erariale di 3,7 milioni, e al centro c’è la decisione della Regione Campania di «adottare un attestato digitale di vaccinazione» - una sorta di green pass locale – risalente a febbraio 2021. Il “green pass campano” – chiamato “smart card” - stando alla contestazione, sarebbe stato «un’inutile spesa per le finanze regionali».
Al governatore, indagato, viene contestato il 25 per cento del danno complessivo, pari a 928mila euro. Durante il mandato di De Luca sono scoppiate bufere nella sanità locale, tra un direttore generale dell’Asl sospettato di corruzione, accuse di fatture false e lavori fantasma. Ma per queste cose, va detto, il governatore dem non è mai stato indagato.