Giurì d'onore, Giorgio Mulè: "Le parole di Conte sono uno sfregio alla Camera"
Le parole pesanti pronunciate da Giuseppe Conte contro il Giurì d'onore che si sta occupando (per sua richiesta) dello scontro tra il leader grillino e il premier Giorgia Meloni, ha innescato la reazione di Giorgio Mulè che di fatto presiede proprio l'istituzione attaccata dall'ex premier: "Il presidente Conte nulla sa, o meglio nulla avrebbe dovuto sapere rispetto a quanto è avvenuto nelle riunioni della commissione" e, dunque, a seguito della sua missiva "l’oltraggio è stato compiuto nei confronti dell’istituzione, nei confronti della Camera dei deputati, che è stata sfregiata da un atto che mina alle fondamenta il funzionamento di questo edificio", ha affermato il presidente del giurì d’onore della Camera, sulla vicenda che ha coinvolto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ed il presidente del Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte, sul Meccanismo europeo di stabilità.
Parlando nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei deputati, Mulè ha aggiunto: "Quando anche si fosse arrivati a una decisione a maggioranza sarebbe appartenuto al normale dialettica che è propria del Parlamento, ma interrompere la partita e abbandonare il campo, come hanno fatto i commissari Vaccari e Zaratti, o portare via il pallone come ha fatto il presidente Conte, appartiene ad una logica che per quanto mi riguarda non troverà mai cittadinanza nel mio senso per le istituzioni e nel rispetto delle regole".
E le parole di Mulè sono state condivise dal senatore Maurizio Gasparri: "Ha fatto bene il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, a parlare chiaro sul giurì d’onore boicottato dalla sinistra. La vicenda è abbastanza chiara. Conte ha chiesto questo giurì, illudendosi che le sue affermazioni non veritiere potessero prevalere. Poi evidentemente le versioni di grillini e sinistra hanno incontrato, di fronte al muro della verità, qualche difficoltà. Ed allora invece di proseguire nella serena discussione del giurì d’onore hanno fatto come quel ragazzino che quando perdeva la partita di pallone con gli amici si ricordava di essere il proprietario del pallone e se ne andava portandoselo via. Impedendo agli altri ragazzi di continuare la partita".