Donzelli: "Vi spiego perché Fratelli d'Italia ora non ha rivali"
L’“uomo che sussurra alla Meloni”, il “monaco” (per via di una vita sociale cocciutamente trappista), “Donzellik” il militante dall’attivismo innaturale. Giovanni Donzelli, nonostante i mille appellativi, l’aspetto esile e il volto da liceale che stride con i 48 anni, una moglie e due figlioli, è un mastino. Vigila al centro del sistema tolemaico di Fratelli d’Italia. Da deputato e responsabile dell’organizzazione del partito, è la voce più adatta a proteggere il passato e immaginare il futuro del Graal elettorale meloniano.
Caro Donzelli, si parla sempre di «luna di miele alla fine», un sondaggio Swg vi dà in calo dello 0,4%, eppure siete al 28.1%, e avete vinto le politiche col 26%. Com’è la storia?
«Be’, Fratelli d’Italia sta facendo il proprio dovere, siamo sempre stati sopra la percentuale di risultato ottenuta alle Politiche una buona conferma considerando un anno e mezzo di governo tra guerre e difficoltà economiche internazionali. Ora vedremo il giudizio degli elettori alle Europee: sarà un test».
Anche per gli equilibri del centrodestra?
«Quello ci interessa poco, semmai per chiarire i rapporti di forza in Europa. Se vinciamo, magari la sinistra si convincerà che chiedere un giorno sì e l’altro pure, le dimissioni di ministri e sottosegretari magari risulta controproducente».
Siamo in piena incandescenza pre-elettorale. Mettiamo che vinciate. Mettere mano alla Vecchia Europa è un casino. La rivoluzione da dove dovrebbe cominciare?
«Ci sono molte cose da fare, considerando che la mission è realizzare gli interessi della nazione: dalla difesa della nostra manifattura contro i cinesi, al Made in Italy, all’arginare i danni dell’ambientalismo selvaggio, ai trattati. Alla natalità. Ora l’Italia è tornata ad assumere un ruolo internazionale, col piano Mattei, per esempio. Ecco. Credo che il primo tema che tratteremo sarà quello delle difesa dei confini esterni dell’Europa».
Ok, i migranti. E qui salta fuori il problema Orban. Dal Ppe avvertono che un’entrata del magiaro nei ranghi di voi conservatori creerebbe problemi al centrodestra. Ma se non c’è Orban che fate, vi mettete coi socialisti?
«Saranno gli elettori a scegliere. Nessuno può pensare di scegliere chi governa prima che si sia votato. Per quel che riguarda il Parlamento Europeo, direi che escludiamo qualsiasi alleanza con i socialisti e con gli amici del Pd. In Commissione Europea la cosa è diversa, sono rappresentati i governi».
Non ci giro intorno. La critica a FdI è che Meloni regge la baracca, ma che la sua classe dirigente non è “all’altezza”, perché è quella del 4% e non del 30% di ora. Lei non si sente all’altezza?
«Fesserie. Quelli che lo dicono sono gli stessi che su Repubblica tentano di tutto per darci una spallata. Ma non considerano che è il centrosinistra ad essere diviso; a volte capita che su un unico argomento propongano 4/5 mozioni diverse. In realtà, una volta scomparse le Frattocchie, l’unico vero partito strutturato rimasto è Fratelli d’Italia. Abbiamo settori giovanili eccellenti che vincono anche le elezioni universitarie; e una scuola di partito, un centro studi, un mattinale che fornisce strumenti politici ai parlamentari per affrontare la giornata in aula. Diciamo che a sinistra sono un po’ invidiosi».
Be’, Repubblica vi sfotte sul Mattinale, la chiamano “la velina nera di Fazzolari": alle 11 di ogni giorno vi comunica cosa dire e come comportarvi in aula e con i cronisti. Detta così, una roba da Grande Fratello...
«Il Mattinale è fatto dal Partito non dal Governo. Li lasciamo fare, a Repubblica. Anche perché non c’è solo quello: c’è anche la rassegna stampa prima delle 7 e un aggiornamento alle 20. Tutto serve a fornire dossier e approfondimenti su specifiche materie ai nostri, ricordiamo la posizione del partito su certe materie, diamo indicazioni per il confronto con la stampa».
Ecco. Ma, scusi, detto così sembra un Bignami del piccolo onorevole. E, scusi, capisco la mitica «disciplina di partito» (si diceva una volta), ma i parlamentari non dovrebbero essere liberi dal vincolo di mandato?
«Ma non è un “Bignami” della giornata, né vogliamo che i parlamentari facciano i ventriloqui. Non è neanche disciplina di partito: i nostri decidono per conto loro, ma fornendo gli strumenti aumentiamo la qualità dei nostri dirigenti. Noi siamo persone serie».
Qualcuno afferma che, pur essendo seri, qualche gaffe l’abbiate fatta. Più di qualche. Per esempio, lei, le dichiarazioni esplosive su Cospito con tanto di strascico, le rifarebbe?
«Le rifarei tutte. Se lei nota, del cambiare il 41 bis oggi non parla più nessuno: significa che io ho fatto bene. Si figuri se mi lascio influenzare dagli sproloqui della sinistra, o mi curo degli strascichi mediatici. Una volta constatato che ho fatto bene a difendere gli interessi della Nazione, userei gli stessi toni, anche maggiori se fosse necessario».
Tirano fuori sempre il treno di Lollobrigida.
«Suvvia, ci sono state 120 interruzioni di treno dopo il suo caso anche di politici, e non se ne parla. Tra l’altro, quello che più ha insistito su questa cosa è stato Renzi che prendeva l’elicottero di Stato per andare a sciare».
Poi c’è pure la pistoletta di Pozzolo...
«Su Pozzolo è stata chiarissima Giorgia Meloni. È sospeso da Fratelli d’Italia e dovrà rispondere alla Commissione Garanzia e disciplina, però prima deve essere ascoltato dai magistrati e gli si deve dare la possibilità di difendersi».
Altro refrain: Arianna Meloni, capo della segreteria di FdI e sorella, dimostra che siete un partito familista. Non è che lei si sente familista, magari solo un tantino?
«Guardi, io sono a capo dell’organizzazione del partito e non sono parente di nessuno: è la dimostrazione che noi valutiamo esclusivamente il merito. E, per essere precisi, io stesso difesi Elisabetta Piccolotti accusata di essere finita in Parlamento perché moglie di Fratojanni; ma, anche lei come Arianna da noi, era una colonna dei giovani comunisti fin da ragazzina e non è arrivata alla Camera grazie al marito».
Dicono anche che a volte vi diano fastidio certe «fughe in avanti» di Salvini, cambi di opinione in corsa, contrasti (peraltro legittimi alla vigilia di elezioni proporzionali). Il centrodestra corre il rischio davvero di spaccarsi?
«Non vedo grandi fughe in avanti di Salvini. E, a parte l’astensione sul Mes di Forza Italia, alla fine le posizioni ufficiali dei tre partiti di centrodestra non hanno presentato mai un voto contrario sui temi delicati. C’è una cosa che ci ha insegnato Silvio Berlusconi, è l’unità. E questo all’opposizione, che arriva sempre frastagliata e incasinatissima, dà fastidio...».
Lei ha fatto le liste Politiche e farà anche quelle Europee. Siete soddisfatti o le candidature si potevano fare meglio? E, comunque, qual è il vostro obiettivo?
«Le liste per le Europee le farà Giorgia Meloni che ascolta tutti ma decide lei. Certo, le candidature sono sempre migliorabili, per carità, si può sempre fare di meglio; ma siamo orgogliosi dei nostro gruppi parlamentari. E, fortunatamente, il sistema elettorale europeo ha le preferenze, un’alta forma di democrazia. Diciamo che alle Europee l’obiettivo è un voto in più rispetto alle politiche, un 26, 01%».
C’è Sanremo. E Amadeus il primo giorno ti canta Bella Ciao. Che, peraltro non è nemmeno in gara...
«Bah, Sanremo è Sanremo: fanno accadere di tutto, anche cantare Bella Ciao. Ma Amadeus ha detto che non ci sarà politica, e non ci sarà. Anche perché l’anno scorso la sinistra ha fatto politica con Sanremo e poi s’è visto com’è andata alle elezioni».
È una risposta molto politica, in senso democristiano. I più malevoli si chiedono se in molti di voi, solo accennando al fascismo o all’antifascismo, non scatti una sorta di riflesso pavloviano, un po’ una sindrome da accerchiamento. Lei si sente un po’ accerchiato?
«Sono tranquillissimo. Sul fascismo non abbiamo un riflesso pavloviano che ci mette sulla difensiva, semmai quello ce l’hanno a sinistra, quelli che ritirano in mezzo le cose del secolo scorso perché non hanno nulla da dire sul futuro ...».