Askatasuna, il sindaco Pd legalizza i centri sociali? Gli agenti si rifiutano di incontrarlo
Che figura per il sindaco di Torino. Accade quando pensi di comandare, anziché di governare. Quando ritieni di fare come ti pare. Il marchese del Grillo in formato sabaudo è scivolato malamente sulla grana Askatasuna e i sindacati di polizia – per la maggior parte – lo hanno mandato al diavolo. Tutto accade per quello stabile occupato dagli estremisti rossi da una trentina d’anni in città e che ora un curioso percorso di cosiddetta coprogettazione finirà per legalizzare il covo di uno dei più violenti centri sociali d’Italia. La storia di Askatasuna è ricca di quelle che chiamano “lotte sociali” e che in realtà sono aggressioni reiterate alle forze dell’ordine. E Stefano Lo Russo, primo cittadino di Torino, vorrebbe la benedizione degli uomini e delle donne in divisa al suo bizzarro e inaccettabile progetto.
E così ieri si è trovato a chiacchierare solo con Cgil e Consap, mentre gli altri sindacati di polizia lo hanno ignorato rispondendo pan per focaccia al suo sgarbato invito. Queste le parole di Lo Russo per incontrare i sindacati di polizia: «Poter ascoltare anche le loro posizioni e illustrare il percorso che è stato definito». Cioè, io faccio come mi pare, io sono io e voi non siete niente, al massimo vi ascolto ma è tutto già deciso, «definito», afferma. Ovvero, Askatasuna diventa bene comune della città e tutti zitti a dover obbedire? Il sindaco ha capito male e i protagonisti della battaglia quotidiana per mantenere la sicurezza sotto la Mole non glielo hanno mandato a dire, disertando – in maggioranza – l’incontro tanto agognato da Lo Russo.
Sap, Siulp, Coisp, Fsp e Siap hanno declinato l’invito arrivato via pec ieri mattina: «Ringraziamo il sindaco per l’invito a un confronto sull’argomento in oggetto – hanno scritto in una nota congiunta inviata al primo cittadino ma riteniamo che trattare un tema così importante, che coinvolge la sicurezza della Città, andava discusso all’origine e non dopo aver già votato ed espresso la volontà politica della stessa giunta comunale. Riteniamo- continuano i sindacati di polizia - inutile partecipare ad un incontro dove i sindacati di polizia sono relegati a umili spettatori di una decisione già presa».
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«È evidente che di fronte a decisioni già prese l’invito al dialogo appare un voler ribadire quanto già sappiamo e non condividiamo», ha detto il segretario generale del Siap Pietro Di Lorenzo. Ed è prevista per oggi una conferenza organizzata da Siulp, Sap e Fsp in cui verranno illustrate «le documentate e argomentate obiezioni» alla scelta, che i sindacati di polizia definiscono «scellerata» di legalizzare Askatasuna. Ma non c’è solo questo ad animare il già caldo dibattito torinese sulla stramba idea del sindaco: chi pagherà i lavori per la messa a norma del centro sociale Askatasuna?
Il Regolamento dei beni comuni parla chiaro: sono i proponenti a doversi fare carico delle spese, ma a quanto pare si moltiplicano le notizie che parlano di un coinvolgimento diretto o indiretto del Comune di Torino. Il progetto prevede che la gestione del pian terreno e del cortile sia in mano a coloro che hanno proposto di rilevare quegli spazi al civico 47 di corso Regina Margherita, mentre i piani superiori dovrebbero tornare nelle mani di Palazzo Civico dopo 27 annidi occupazione abusiva e degrado. A sollevare il tema è il consigliere Pino Iannò (Torino libero pensiero, vicino a Maurizio Lupi) che addirittura minaccia «un esposto alla Corte dei Conti» se l’amministrazione metterà mano al portafogli. La delibera approvata in giunta, presentata dalla vicesindaca Michela Favaro, non ha ancora impegno di spesa anche perché finora si è solo «avviato un percorso». Insomma, siamo alle fasi preliminari che prevedono il dialogo con gli occupanti, la liberazione dello stabile e l’avviamento di un piano di riqualificazione. Anche il radicale Silvio Viale, tra i pochi consiglieri della maggioranza non indifferenti ad una delibera che ha dell’incredibile, solleva i suoi dubbi: «Il modo in cui verrà fatta questa operazione non è chiaro» dice a Lo Spiffero, un informatissimo sito locale. Ne vedremo delle belle, se la magistratura contabile volesse andare a vedere le carte...
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