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Romano Prodi, "entrato dalla porta laterale": dove lo beccano, Schlein addio?

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Vuoi vedere che Romano Prodi si "riprende" il Pd? Il "flash" di Dagospia è di quelli che pesano: il sito di gossip politico fondato e diretto da Roberto D'Agostino, sempre molto ben informato sulle voci di corridoio nei palazzi romani e non solo, riporta di un incontro molto significativo che ha riguardato il professore.

Secondo Dago, il due volte ex premier di stanza a Bologna, di fatto il "nume tutelare" del Partito democratico, è stato avvistato in trasferta a Milano. E Dagospia, malizioso, si domanda: "Cosa ci faceva alle 15 di ieri pomeriggio a Palazzo Marino da Beppe Sala?".

 

 

 

A destare qualche sospetto, non solo l'incontro faccia a faccia con il sindaco di Milano, il cui secondo mandato scadrà nel 2026 e del quale da tempo è chiacchierato l'attivismo a livello nazionale, a cominciare da una certa amicizia con Beppe Grillo, ma pure le modalità con cui Prodi si è presentato. "Tra l'altro entrando pure di sotterfugio dalla porta laterale", aggiunge sibillino Dagospia. Insomma, il tete-à-tete doveva avvenire lontano da occhi indiscreti e da voci malevole. Che Dago serve però alla velocità della luce: non sarà, si chiede il sito, che i due big "apparecchiavano il dopo Schlein nel Pd?".

 

 

 

Che la segretaria sia tutt'altro che salda alla guida del Partito democratico è cosa nota da tempo. A terremotare la sua poltrona ci ha pensato anche Paolo Gentiloni, il commissario Ue all'Economia uscente che qualche settimana fa ha annunciato l'intenzione di lasciare Bruxelles e non candidarsi alle Europee. Alla domanda su un suo eventuale addio alle scene, però, l'ex premier per un anno e mezzo tra 2017 e 2018 aveva avvertito che no, "non si va mai in pensione dalla politica". Un bel campanello d'allarme per la Schlein, visto che Gentiloni ha il perfetto fisique du role del segretario: un curriculum istituzionale di tutto rispetto, autorevolezza e giusti agganci in Europa, un profilo molto più moderato e spendibile non solo davanti agli elettori di centro, ma pure davanti a diverse alleanze meno "radicali". 

 

 

 

In questo complesso gioco di specchi, prese di posizioni e coltellate fratricide (nulla di nuovo, di fatto è la storia del Pd e della sinistra italiana degli ultimi 30 anni), ora ci si mette pure Prodi. Nelle vesti, per lui inedite, di "franco tiratore". Da vittima a carnefice?

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