Pd, Smeriglio lascia? Bettini contro Schlein: "Pensiamo alle sue ragioni"
"Solo suggestioni e nessuna linea", ha spiegato l'europarlamentare Massimiliano Smeriglio annunciando la decisione di lasciare il gruppo di S&D a Strasburgo in aperta contestazione alla segretaria del Pd Elly Schlein. "Motivazioni - commenta un preoccupato Goffredo Bettini - che vanno ragionate".
"Quando si allontana un dirigente del valore di Massimiliano Smeriglio, resta sempre l'amaro in bocca - sottolinea Bettini, grande vecchio del Pd e vera e propria eminenza grigia del Nazareno -. È stato un protagonista del governo della Regione negli anni migliori di Zingaretti; sono sicuro continuerà a esserlo a Roma con il sindaco Gualtieri. Come parlamentare europeo, eletto nel collegio del Centro Italia nella lista del Pd, ha dato un contributo decisivo e leale su battaglie coraggiose e giuste; a partire dai temi della pace. È un intellettuale che scrive e pensa, venendo dal popolo e rappresentandolo. Per me, rimane un compagno fraterno, con cui collaborare nel campo della sinistra e democratico. Vanno ragionate le sue motivazioni, che non meritano il silenzio".
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Il dirigente nazionale del Pd, che ha pubblicato un post su Facebook, non è l'unico a uscire allo scoperto sul caso Smeriglio, mettendo di fatto sulla graticola la segretaria. L'addio dell'europarlamentare "disipiace profondamente - gli fa eco il deputato dem Roberto Morassut -. Smeriglio è stato un ottimo parlamentare europeo. E ha sempre rappresentato una realtà di sinistra civica, ambientalista e di movimento a cui il Pd dovrebbe guardare con attenzione". "La sua decisione dà la sensazione di un restringimento del Pd ai suoi confini tradizionali - prosegue l'ex fedelissimo di Walter Veltroni -. Spero che vi sia lo spazio per un ripensamento e per un segnale chiaro nei suoi confronti".
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"Con Schlein c'è stato un dialogo, credo dovessero fare delle verifiche, poi più nulla - ha spiegato Smeriglio in una intervista al quotidiano il manifesto -. Non nascondo un dissenso politico importante, ma in un grande partito non dovrebbe essere un problema. C'è una assenza di agibilità determinata da logiche territoriali autoreferenziali. Sempre le stesse. Prendo atto, con disappunto, dell'indifferenza verso il lavoro svolto e l'imbarazzo per le battaglie fatte. Soprattutto quelle ambientaliste e pacifiste".
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"Ho deciso di fare una scelta difficile, coerente con la mia storia e con le posizioni assunte in parlamento - ha concluso -, lasciare la delegazione Pd e dedicarmi al rafforzamento di una alleanza per la giustizia climatica e sociale e un'Europa soggetto di pace. Nel tempo, su questioni di fondo, la distanza è aumentata, soprattutto su transizione ecologica e guerra. Neanche come Coordinatore S&D della Commissione Cultura c'è stata interlocuzione con il gruppo dirigente".