La Serracchiani vuole i soldi del Piano Mattei per il suo collegio
Ci sono cose interessanti, nelle 75 pagine degli emendamenti al decreto per la sicurezza energetica e le rinnovabili che i gruppi parlamentari della Camera hanno ritenuto degni di «segnalazione».
Ovvero gli emendamenti che saranno messi effettivamente al voto, e dunque – si presume – più importanti. Uno questi porta la firma di Debora Serracchiani, deputata del Pd, seguita da quelle di tre colleghi. Prevede una spesa importante: 250mila euro nel 2024. E questo non perla realizzazione di un’opera, ma per un semplice «studio di fattibilità». A Trieste, guarda caso. Ossia nella regione che Serracchiani ha governato dal 2013 al 2018, scegliendo poi (saggiamente) di non ricandidarsi come governatore. E nella quale si è candidata ed è stata eletta deputata lo scorso 25 settembre. Una bella pioggia di soldi per un ente pubblico del suo collegio elettorale, insomma.
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L’argomento della proposta è molto bello, in sintonia con la vocazione decarbonizzante del Pd: si tratta del «Green corridor dell’idrogeno verde». L’emendamento chiede che, «nell’ambito degli obiettivi di cui all’accordo di cooperazione sottoscritto tra l’Autorità Portuale di Tangeri e l’Autorità di sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale», che ha sede a Trieste, «tra i quali si prevede la realizzazione di un Green Corridor destinato al trasporto dell’idrogeno verde prodotto in Marocco e in transito per il Porto di Trieste», venga «autorizzata la spesa di 250.000 euro per l’anno 2024», a favore della stessa autorità portuale. Soldi che, secondo Serracchiani e i suoi colleghi, dovranno servire a finanziare «uno studio di fattibilità del Green Corridor, che analizzi l’intera filiera logistica dell’idrogeno, anche attraverso la possibile individuazione dei soggetti pubblici e privati interessati».
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Si tratta, in realtà, di quel Piano Mattei che per la segretaria piddina Elly Schlein è «una scatola vuota», Peppe Provenzano definisce «isolato, risibile e ridicolo» ed Enzo Amendola bolla come «un’onta alla memoria di un grande italiano». Più pragmatica la loro compagna di partito Serracchiani. Prima, in fase di conversione del decreto legge sul piano di Giorgia Meloni per l’Africa, che ovviamente ha avuto il voto contrario del Pd, propone un ordine del giorno, accolto dal governo, col quale chiede di studiare un possibile “Corridoio verde” per fare arrivare a Trieste l’idrogeno marocchino. E subito dopo, nell’esame del decreto sulle rinnovabili, presenta il conto e chiede di staccare un assegno di quella portata per un semplice studio. In compenso, durante questi mesi, Serracchiani si è guardata bene dal parlare male del piano Mattei. Ora si è capito perché: aveva 250mila buoni motivi per non farlo.