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Giorgia Meloni ha fatto il pieno di ascolti in tv

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Klaus Davi
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 I dati non mentono mai. È lecito non amare un Presidente del Consiglio o dissentire dalle sue idee, meno auspicabile che un alto funzionario dello Stato si auguri che il Paese finisca in bancarotta come ha “sentenziato” via Twitter un noto magistrato della Corte dei Conti. Tutto fa parte del gioco talvolta perverso della politica. Ma poi la verità viene a galla. Giovedì Giorgia Meloni si è “consegnata” - si fa per dire - a un fuoco di fila di 42 domande formulate dai giornalisti, come giusto nella massima libertà, senza filtri e ipocrisie. Un ballon d’essai che andava dalla finanziaria al caso Pozzolo, dai rapporti con l’Ue alla legge bavaglio, dai migranti fino a un possibile confronto tv con Elly Schlein. I pubblicitari non hanno dubbi: la conferenza stampa trasmessa su Rai 1, Rete 4 e La7 ha totalizzato il 22.2% di share con quasi 3 milioni di contatti medi. Un dato record che in sé già racconta molto ma non tutto.

In primis ha premiato la strategia di “amministrare” l’immagine del Premier con oculatezza; si è creato l’effetto che i big spender chiamano “teaser”, la tensione scaturita dall’alta aspettativa e i continui colpi di scena e rinvii non han fatto altro che accrescere l’attenzione. Venendo alla curva degli ascolti, secondo OmnicomMediaGroup l’evoluzione algoritmica del cosiddetto minuto per minuto parla da sola. Colpisce che l’articolazione narrativa riprodotta dai freddi numeri ricalchi i grafici di un super show come Sanremo o grandi eventi sportivi: partenza subito robusta sul milione di spettatori, col discorso introduttivo del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, per poi assistere a un aumento costante man mano che lo stillicidio delle domande e l’interazione tra il Premier e i cronisti che ne scaturiva si facevano più serrati. Tutti i colpi (anche bassi) perfettamente schivati, risposte talvolta pungenti come sciabolate, vibrate punto su punto, senza svicolare.

 



Ma l’ultima parola spetta sempre al pubblico: le oltre 16mila famiglie Auditel si son lasciate trascinare da un crescendo culminato col picco finale di oltre 2 milioni di spettatori, con share del 20% tra i laureati, quasi 10% tra i 15/24 anni, 16.5% nelle grandi città over 250mila abitanti e grosse regioni come Lazio, Toscana e Sicilia oltre il 19%. Per gli analisti la continua crescita d’interesse nel corso della lunga conferenza stampa è stata un ottimo segnale. Il personaggio Meloni risulta tutt’altro che “consumato” e televisivamente logorato, al contrario. Un aumento così deciso del consenso numerico non si traduce certo automaticamente in voti sonanti ma conferma comunque la solida presa che il Premier ha ancora sull’opinione pubblica. Tenendo conto della specificità dei temi sarebbe già stata rilevante una tenuta della curva e dell’attenzione ma nessuno nel mondo degli sponsor aveva previsto una tale escalation. Insomma, i dati ci dicono che la prova è stata ampiamente superata e sicuramente l’aver incontrato la stampa a manovra economica conclusa ha conferito ulteriore credibilità all’evento e aumentato l’interesse dell’audience.

 

 

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