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Gruppo misto, ecco la corte dei miracoli

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Alessandro Gonzato
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Il Gruppo Misto è una corte dei miracoli. Spesso un fritto di miracolati, ed è questo il caso. Nella paranza finiscono quei rappresentanti del popolo, i deputati a Montecitorio e i senatori a Palazzo Madama, che non appartengono a nessun altro gruppo: fanno parte di un partito, certo, ma questo partito ha fatto eleggere troppo pochi onorevoli per reclamare il diritto a un gruppo tutto suo. Finiscono nel Misto anche quei parlamentari che a un certo punto, per varie ragioni, sbattono la porta del partito e provano a riposizionarsi, magari in vista delle successive elezioni. Un altro caso ancora è quello degli onorevoli che il partito mette alla porta: gli indesiderati, non potendo essere cacciati dal Palazzo, si accomodano nel gruppone e poi si guardano attorno.

I PROTAGONISTI
Alla fine della scorsa legislatura, alla Camera, erano in 107 nel fritto Misto. Oggi sono solo 9, ma è passato poco più di un anno dall’inizio. La qualità è già molto alta, e peraltro sono in vista nuovi ingressi. Sugli scranni del gruppo senza bandiera, dove ognuno può spararla come meglio crede, potrebbe presto accomodarsi Emanuele Pozzolo, il deputato dalla cui pistola la notte di San Silvestro è partito il proiettile che si è conficcato, per fortuna senza conseguenze gravi, nella coscia del malcapitato elettricista che partecipava al veglione alla proloco di Rosazza, cento anime nel Biellese. Non appena Fratelli d’Italia ufficializzerà la sospensione, che potrebbe anticipare la cacciata, Pozzolo potrà prendere posto vicino ad Aboubakar Soumahoro, che del Misto è senz’altro il leader, anche se stranamente quando parla al microfono nessuno vuole entrare nell’inquadratura. Soumahoro, l’ex idolo di quei gran geni di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Bonelli: il leader dei Verdi che mentre annunciava la candidatura di Soumahoro si era commosso, ne aveva tessuto le lodi come se Abou fosse stato il nuovo Mandela, ma dopo lo scoppio dell’indagine sulle cooperative “di famiglia” Abou è stato disconosciuto in un amen. E dai, Angelo! Non che quel cuore ingrato di Fratoianni si sia comportato diversamente.

 


Altri due personaggi piuttosto noti di questa corte dei miracoli sono Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, entrambi rappresentanti di +Europa. Magi è il segretario del partito, ed è subentrato proprio al compagno di scorribande. Magi e Della Vedova, che simpatici provocatori! Straordinaria performance, quella di metà novembre. Di fronte a Palazzo Chigi, dall’altro lato del marciapiede, c’era una rappresentanza di Coldiretti.


Magi e Della Vedova stavano protestando contro lo stop alla carne sintetica, potevano farlo anche da un’altra parte, a distanza, e invece si sono messi davanti agli agricoltori capeggiati dal presidente Ettore Prandini. Il quale si è incazzato, è partito come Carletto Mazzoni sotto la curva dell’Atalanta e ha rifilato a Della Vedova uno spintone: «Delinquente, buffone!», gli ha anche urlato. Si profilava una scazzottata alla Bud Spencer, Della Vedova e Magi sono riusciti a far saltare i nervi al malcapitato di turno, ma è finita lì.

IL CURRICULUM
Magi, che nel curriculum vanta una serie di trombature mica da ridere alle urne (politiche 2013, regionali sempre 2013 e 32 dicasi 32 preferenze in Lazio, flop alle amministrative di Roma nel 2016...), il radicale Magi, dicevamo, in campagna elettorale ha ricevuto un finanziamento di 312mila euro proveniente da un unico benefattore la cui identità è misteriosa. Tutto regolare, chiariamo: nella dichiarazione che viene depositata alla Camera il nome può essere annerito. I Radicali, è cosa nota, vengono sovvenzionati da Soros, e chissà. Altri 312mila sono arrivati sul conto elettorale di Della Vedova, e forse per i Radicali di +Europa c’erano abbastanza soldi per superare la soglia di sbarramento del 3 per cento. E invece no. Ma sì, chissenefrega. Il Misto è il posto dei miracolati. 

 

 

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