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Meloni alla conferenza stampa: "Degni? Grave silenzio Schlein e Gentiloni"

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Dopo i rinvii a causa di problemi di salute, si tiene giovedì 4 gennaio la conferenza stampa di inizio anno di Giorgia Meloni. Ad aprirla il presidente dell'Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli. "Questo governo si è mosso in maniera efficace nel sostegno all'editoria, in particolare nel comparto delle agenzie di stampa; ma occorre fare ancora di più, c'è troppo lavoro povero. Troppi compensi che assomigliano più a un'elemosina che a una retribuzione", esordisce esprimendo "solidarietà alle colleghe e ai colleghi dell'Agenzia Dire per la difficile situazione in cui si trovano".

Poi la parola passa al presidente del Consiglio: "Ho poche cose da dire, lascerò spazio alle domande. Questo sarà un anno importante e complesso per tutti, abbiamo diverse scadenze. Anche in Europa. Mi aspetto rispetto, ma non di certo sconti". Da qui il riferimento all'ultima bufera: "La conferenza è stata rinviata due volte per questioni di salute, ma questo ha generato altra polemica. Io però non sono mai scappata, neppure dai giornalisti". E la norma bavaglio? "Frutto di un lavoro parlamentare e arrivata da un'esponente dell'opposizione. Non è un'iniziativa del governo, quindi la manifestazione avrebbe dovuto tenersi sotto il parlamento". E ancora: "L'emendamento Costa si aggancia a una normativa europea, riporta in buona sostanza l'articolo 114 del Codice di procedura penale al suo perimetro originale. Voi sapete che dalla riforma Orlando venne fatta un'eccezione consentendo la pubblicazione in toto o in parte di questo atto relativo alla carcerazione. L'emendamento non toglie il diritto del giornalista a informare, il giornalista può conoscere gli atti e riportarli ai cittadini. Si può infatti riferire chi è l'arrestato. Non vedo bavagli a meno che non si dica che c’è stato il bavaglio fino al 2017. A me pare una iniziativa di equilibrio tra il diritto di informare e il diritto del cittadino, prima della condanna, a non ritrovare sui giornali particolari infamanti".

Dal punto di vista economico, il presidente del Consiglio non intende aumentare le tasse per raggiungere i vari obiettivi che si è prefissato il governo. "Il mio scopo è confermare le misure" contenute nella manovra di quest'anno "e se riesco addirittura migliorale ma lo valuteremo in corso d'anno. Io preferisco tagliare la spesa pubblica che aumentare le tasse, non le ho aumentate e non lo farò, e penso si possa fare un lavoro anche più preciso il prossimo anno", risponde ai giornalisti prima di soffermarsi sulle Europee.

Alla domanda se si candiderà o meno, Meloni non nasconde le proprie intenzioni: "Non ho ancora deciso, ma devo capire se una mia eventuale candidatura toglierebbe tempo al mio lavoro dal presidente del consiglio. Perché penso che sia una decisione che va presa insieme agli altri leader della maggioranza". In ogni caso, "una mia possibile candidatura potrebbe portare anche altri leader dell'opposizione a fare questa scelta e ciò sarebbe un test molto importante". Meno dubbi sulla maggioranza Ursula: "Lavoro per una maggioranza alternativa che negli ultimi mesi ha dimostrato di poter esistere, penso alla transizione verde o alle migrazioni. Non sono mai stata disponibile però a fare un'alleanza parlamentare con la sinistra, né in Italia né in Europa. Cosa diversa è la Commissione". 

Non manca poi il riferimento al Mes, il "no" alla ratifica ha scatenato la sinistra. Eppure Meloni è chiara: "Non credo che il tema della mancata ratifica del Mes vada letto in relazione ai risultati del patto di Stabilità, Io sono soddisfatta delle condizioni raggiunte sul Patto, certo non è quello che avrei voluto ma è quello che emerge da una sintesi". La leader di Fratelli d'Italia definisce ancora una volta il Meccanismo europeo di stabilità "uno strumento obsoleto". 

Diverso discorso per gli extraprofitti alle banche. "I primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di fare una tassazione su alcune banche sono quelli che, quando erano al governo, alle banche hanno preferito fare regali miliardari. Vale per il Pd con i famosi decreti 'salvabanche' e i salvataggi diretti per miliardi di euro, e vale per il MoVimento 5 Stelle che è stato 'cintura nera' di aiuti alle banche", afferma senza mezzi termini prima di dirsi disposta a un confronto tv con Elly Schlein, leader del Pd: "Mi impegno volentieri, credo sia normale e giusto confrontarsi con un altro leader politico, soprattutto alla vigilia di un appuntamento elettorale. Non mi sono mai sottratta, non lo farò stavolta. Certo - precisa - non so dove e quando, ma ci sto". 

Tornando all'attualità, il premier viene interrogato sul caso di Marcello Degni, il consigliere della Corte dei conti al centro della polemica per l'uscita sulla legge di Bilancio. Sul caso"non spetta a me dire cosa dovrebbe accadere, ma da premier mi spetta una valutazione sulla gravità di quanto accaduto. Non è il fatto in sé la cosa più grave, un giudice della Corte dei Conti che spera nell'esercizio provvisorio, ma la cosa più grave è la sfrontatezza. Mi colpisce molto che nessuno a sinistra ha detto qualcosa, due parole su questo tema, nemmeno Gentiloni che lo ha nominato, o Elly Schlein". Da qui l'auspicio: "Mi attendo una risposta da Elly Schlein".

Domande anche sul Piano Mattei, su cui Meloni replica: "Del piano Mattei non ha funzionato l'atteggiamento paternalistico che non aiuta nella cooperazione con i paesi africani. In Africa non va fatta la carità ma vanno costruiti dei rapporti di cooperazione e non predatori, difendendo il diritto a non emigrare. Il piano Mattei costruisce questa idea ed il mio obiettivo è che diventi un modello per gli altri Paesi. Ci sarà la conferenza Italia Africa tra poche settimana e quella sarà l'occasione per presentare il piano che poi si confronterà con il Parlamento. C'è il tema dell'energia che mette insieme l'interesse dell'Africa e dell'Europa. Ci sono progetti specifici che saranno presentati". 

Sul fronte degli arrivi dei migranti in Italia "non considero i risultati soddisfacenti rispetto alla mole di lavoro che ho dedicato a questo tema, anche se penso sarebbero stati peggiori se non lo avessi fatto. Sono più soddisfatta dei dati di fine anno che mostrano un calo" ma "so che ci si aspettava di più e sono chiaramente pronta ad assumermene le responsabilità. Si tratta di una sfida epocale e sto cercando di risolvere il problema strutturalmente e questo richiede un coinvolgimento internazionale e soluzioni di lungo periodo".

Con gli alleati di governo, Lega e Forza Italia in primis, i rapporti sono dei migliori. Meloni conferma di essere "molto contenta di quello che abbiamo costruito e stiamo costruendo". Successivamente il chiarimento: "Io penso che qualcuno in questa nazione abbia pensato di poter dare le carte, ma in uno Stato normale non ci sono condizionamenti, l'ho visto accadere e non dico di più. Vedo degli attacchi e pensano che ti spaventi se non fai quello che vogliono, ma io non sono una che si spaventa facilmente, preferisco 100 volte andare a casa, hanno a che fare con la persona sbagliata. Ci sono quelli che pensano che possono indirizzare le scelte, ma con me non funziona, io sono il premier e le faccio io, me ne assumo la responsabilità". E a stretto giro arriva la precisazione su un eventuale rimpasto: "Non auspico non voglio e non lavoro a un rimpasto dei ministri del governo, poi quello che decideranno i partiti lo valuteremo caso per caso. Per ora stiamo ragionando solo delle candidature dei tre leader di partito". 

La leader di FdI non si sottrae neppure all'accusa di una "conduzione familiare" di FdI: "Comincia a stufarmi. Nell'attuale legislatura ci sono due coppie di coniugi, nel Pd e in Si, non ho sentito accuse di familismo e sarebbe sbagliato perché chi fa politica a volte diventa amico, fidanzato, moglie, ma questo non toglie nulla al valore di un militante politico. E come vale per le due coppie, a cui non ho mai rivolto questo tema di familismo perche' ho rispetto della militanza politica, non accetto che questo lavoro si faccia con me. Mia sorella e' da 30 anni militante di Fratelli d'Italia e lavora a Fratelli d'Italia, forse dovevo metterla a lavorare in una partecipata statale come è stato fatto per diversi altri parenti, ma non me la sono sentita e l'ho messa a lavorare in FdI". 

 

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