Gas e benzina calano. Solo i rincari sono colpa del governo?
E ora, come la mettiamo? Il 2024 dell'energia italiana è partito in bellezza coi prezzi di gas ed elettricità che ai minimi da oltre 6 mesi. Bene anche i carburanti, che costano meno del primo gennaio 2023. In termini pratici, secondo le stime dell'Unem, il sistema Italia ha recuperato, nei confronti di fine 2022, 48,4 miliardi di fattura energetica e 6,5 miliardi di quella petrolifera. Anche lo Stato, dopo aver eliminato 365 giorni fa gli sgravi sulle accise dei carburanti, ha 7 miliardi in più in cassa. Andiamo in piazza a festeggiare e ad applaudire il governo? No, perché nei mesi scorsi abbiamo assistito a scene di isteria collettiva per gli aumenti dell’energia e dei carburanti che, a giudizio dell’opposizione, dei giornali e dei commentatori amici erano tutti imputabili alle politiche sbagliate di Palazzo Chigi.
Ma evidentemente quando le materie prima aumentano di prezzo è colpa dell’esecutivo, quando invece scendono è merito della congiuntura. Altrimenti non si spiegherebbe l’assoluto silenzio con cui vengono accolti dati positivi per famiglie e imprese. Per avere un’idea, la luce costa oltre il 40,1% in meno nei confronti di un anno fa, considerando che la media di gennaio 2023 fu di 174 euro/Mwh. Tutto ciò si tradurrà, almeno nel mercato tutelato che dura fino a giugno, in una riduzione della bolletta del 10,8% per il 1° trimestre. Il governo ovviamente non c’entra, così come non c’entrava quando le cose andavano male. «La contrazione dei consumi di gas soprattutto nel settore termoelettrico, principalmente dovuta alla ripresa della generazione del parco nucleare francese e al contributo della produzione da fonti rinnovabili, ha favorito nel trimestre in corso – ha sottolineato la scorsa settimana l'Arera il ribasso del prezzo dell’energia elettrica che, secondo le stime, nel primo trimestre del 2024 è atteso su valori intorno ai 114 euro/MWh».
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Sul fronte del gas, invece, il ribasso è di poco inferiore al 60%: la quotazione del metano, secondo gli ultimi dati riportati dal Gme, è intorno ai 32 euro per megawattora, complice stoccaggi pieni all'80%, una domanda inferiore alla media e afflussi assicurati di Gnl. Ma non tutto è perduto per i profeti di sventura. Malgrado il forte calo delle quotazioni, infatti, nelle prossime settimane il prezzo potrebbe subire variazioni al rialzo. E ancora una volta c’è pane per i seppur poco affilati denti del centrosinistra. La misura d'emergenza introdotta nel 2022 dopo il rally della materia prima in seguito all'invasione russa dell'Ucraina per calmierare le tariffe del gas, infatti, non è stata rinnovata. In altre parole, l’Iva al 5% tornerà piena. Così sul metano per usi civili e industriali, comprese anche le forniture di servizi di teleriscaldamento e le somministrazioni di energia termica prodotta con gas in esecuzione di un contratto di servizio energia sarà applicata l'imposta sul valore aggiunto al 10 e al 22 per cento: la prima per i primi 480 metri cubi annui, la seconda per quelli successivi. Insomma, bisogna solo avere un po’ di pazienza. E poi potremmo tornare di nuovo ad accusare il governo che vuole far cassa sulla pelle, congelata, delle famiglie più deboli.
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