Beatrice Venezi: "Io fascista? A dirlo sono quattro gatti"
«Fasciste!». Il grido si leva da una delle gallerie laterali dell’Opéra di Nizza. Sul palcoscenico non ci sono né Marine Le Pen né Éric Zemmour ma il direttore d’orchestra Beatrice Venezi che ha appena terminato la sua esibizione. Lei non si scompone e risponde all’urlo dell’anonima spettatrice con uno dei suoi eleganti inchini e un sorriso luminoso. «Mi fa solo pena una donna che ha comprato un biglietto, ha aspettato settimane e forse mesi per urlare “fascista” contro di me - peraltro in un giorno di festa, quindi vuol dire che non aveva niente di meglio da fare - e poi non ha avuto neppure il coraggio dimetterci la faccia ed eventualmente prendersi il suo momento di gloria...».
L’ACCOGLIENZA - Venezi, reduce da ripetuti sold out al teatro Verdi di Trieste, ha diretto dal 21 al 29 dicembre l’Orchestre philarmonique de Nice nel balletto Giselle di Martin Chaix e toccherà sempre a lei dirigere il concerto di Capodanno. Ma la sera della Prima ad accoglierla c’erano alcuni sindacalisti tra cui quelli della Cgt (cugini della nostra Cgil) che hanno urlato «No alla neofasctista italiana» e distribuito volantini davanti all’Opéra.
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«Vogliamo ricordare le posizioni politiche e intellettuali di Beatrice Venezi che si è impegnata con Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano, come consigliera per la musica. Molto presente sui media italiani, ha partecipato alla convention del partito di estrema destra Fratelli d’Italia nel maggio 2022 e ci tiene a dare la massima visibilità possibile all’ideologia che difende, sfruttando per questo la sua notorietà di direttrice d’orchestra. In un contesto di banalizzazione dell’estrema destra e del fascismo, l’invito fatto alla signora Venezi a Nizza è un gesto politico che contestiamo e denunciamo con fermezza».
Thomas Portes, deputato della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, scende subito in campo sul social “X” per dare solidarietà ai contestatori come se la Venezi fosse una pericolosa estremista: «“Se Meloni mi chiama, sono pronta”. L’Opéra di Nizza accoglierà la direttrice d’orchestra fascista Beatrice Venezi. Il mio sostegno alle associazioni che si mobilitano per opporsi alla venuta della consigliera per la musica del ministero della Cultura italiano».
Non è la prima volta che l’artista viene contestata in Francia per le sue idee politiche. Era già successo a Limoges la scorsa primavera.
Le stesse accuse di neofascismo, le stesse motivazioni.
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IL COPIONE - Il copione non cambia mai anche se non ha successo. Tutte le sere, infatti, lo spettacolo de l’italienne è andato sold out accompagnato da moltissimi applausi e il post del deputato è stato criticato da tanti francesi poco interessati alla strumentalizzazione politica dell’artista. In un momento di pausa tra una prova e l’altra, Venezi si lascia andare all’amarezza: «Mi fanno ridere le accuse di neofascismo nei miei confronti perché sono dettate da pregiudizi. Mi chiedo prima di tutto perché i nostri vicini francesi si prendano la libertà di giudicare le vicende di casa nostra, perché si arroghino il diritto di esprimersi su un governo democraticamente eletto. Sono certa che se invece di collaborare come tecnico, e sottolineo tecnico, con il ministro Sangiuliano, lo avessi fatto con l’ex ministro Franceschini nessuno mi avrebbe urlato “comunista”. C’è un doppiopesismo inquietante per cui se un artista è vicino a una parte politica deve essere sempre giudicato e attaccato. Mi chiedo perché il mio lavoro, la mia attività di artista debba essere valutata politicamente. Non faccio politica ma musica, mi limito a sensibilizzare la politica su certi temi. Per esempio, dopo vent’anni si è raggiunta un’intesa sul rinnovo del contratto di lavoro dei musicisti...».
Venezi sottolinea più volte che le accuse arrivavano da “quattro gatti spelacchiati”, voci senza eco che sono state zittite dal rumore degli applausi strappati al pubblico. Arriveranno altre contestazioni? «Io non lo so. So che è ottuso oltre che grottesco giudicare un direttore d’orchestra con le categorie della politica. Ripeto, sono certa che a un mio collega di sinistra non avrebbero mai urlato “comunista!”».