La Meloni ci ha evitato il fantagoverno di Schlein e Conte
Roma, fine anno 2027 di un’apocalittica realtà alternativa come tante. È, codesto, un giorno di ordinaria ucronìa (il genere fantascientifico dei futuri alternativi, alla P.K. Dick o alla Robert Harris) che si consuma osservando la politica scorrere da Palazzo Chigi, da dove la sinistra -centro vinse le elezioni cinque anni fa. E l’Italia cambiò, scivolando in abissi infernali mascherati da buone intenzioni progressiste. I rossi hanno vinto, ma alla Presidenza del Consiglio, contrariamente alle previsioni, non siede la rossa Elly Schlein. No. A Chigi troneggia il rossissimo Maurizio Landini. La sua strategia, le valanghe di scioperi ad minchiam e tutto quell’evocare «il popolo, i padroni, la proprietà privata, l’antifascismo» in un riflesso pavloviano che gli fa salire su tutto Marx, be’, alla fine, ha funzionato.
VIVA LA FLUIDITÁ
Lui issato al potere vero, Schlein sterilizzata. Non conta più, Elly. Resta, sì, la brillante segretaria del Pd, il partito di maggioranza, la «madre nobile» del campo largo, ma solo in virtù di un accordo sui mitici «diritti civili» e su certi dicasteri.
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Il suo Zan, quello della legge anti transfobica che non passava mai, è diventato ministro di Pari opportunità e Famiglia. A Eugenia Roccella è preso un coccolone. Tutte le norme sugli incentivi alla natalità e sulla famiglia sono state cancellate, anche perché con una modifica della Costituzione, la famiglia tradizionale oramai si trasforma in un concetto modulare. «Fluidità» è il mantra. Il sesso si sceglie, sin dalle elementari, a seconda dell’umore. “Maschile” e “femminile” risultano concetti superati dall’imponenza del transgender: i bagni si mescolano, hanno ormai lo Schwa e fatichi ad individuare i bidet; Vladimir Luxuria figura più citato di Don Sturzo; e si procrea giusto il minimo sindacale. Tanto, con l’utero in affitto divenuto legge, i bimbi adesso si scelgono al mercato, soldi e chiavi in mano; e il colore della pelle e degli occhi è un optional, come il metallizzato sulle Bmw. Se acquisti due feti al posto di uno, via Amazon, ti fanno pure lo sconto.
La cultura woke si è mangiata il mondo come lo conoscevamo: abbattuti gli edifici razionalisti del Ventennio; Predappio trasformata in un centro sociale; Giordano Bruno Guerri e Pietrangelo Buttafuoco degradati da intellettuali eversivi a bidelli; Tomaso Montanari ministro della Cultura e Genny Sangiuliano incatenato nelle segrete del Maschio Angioino in compagnia di un’unica copia della biografia di Prezzolini (tra l’altro, neanche quella scritta da lui). Tutto si piega.
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Il governo di Landini è una delizia alla Ho Chi Minh. Si regge sul principale alleato, Giuseppe Conte, l’uomo che ragiona da sughero, ideologia intercambiabile quanto le pochette. Conte ha preteso la vicepresidenza del Consiglio e, soprattutto, il ministero degli Esteri. Sicché, con la sua ferocia pacifista, l’Italia non solo ha smesso gli invii d’armi all’Ucraina, ma si è perfino sfilata dalla Nato; e si è schierata contro Israele a favore di Hamas, fottendosi il rapporto con la nuova America di Trump. Di contro, l’amico Putin ha fatto entrare i carriarmati nei Paesi Baltici, ha conquistato Polonia, Austria e Germania, è sceso dalle frontiere oramai aperte da anni ai clandestini; e la tv, proprio ora, riprende lo zar alla testa ai cingolati mentre invade la Puglia risparmiando soltanto la provincia di Foggia per un curioso accordo con la Farnesina. Il resto d’Italia spicca sulla mappa come colonia economica cinese.
Bonelli e Fratoianni si sono insediati, insieme, al Ministero della transizione ecologica. Hanno perso due mesi soltanto per staccare i caloriferi e piazzare un pala eolica flottante nella vasca dei pesci. La loro totale messa fuori legge degli idrocarburi ha distrutto il mercato dell’automotive (si va a piedi come negli anni ’70, anche se ormai al posto dei marciapiedi regnano le piste ciclabili); e il litio e i pannelli solari appannaggio, appunto, dei cinesi, be’, oramai ci hanno incaprettati allo Yuan. L’euro lo usano solo i poveri piccoloborghesi, quelli sotto la soglia dei 25mila euro annui, che mai vedranno nella loro vita il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote.
Alla Giustizia il ministro è Piercamillo Davigo, la sua sentenza di condanna di secondo grado è sparita dagli archivi. E subito, con lui, si risolve il problema delle separazione delle carriere: soppressi i giudici giudicanti, rimane soltanto la carriera dei pubblici ministeri; i quali emettono direttamente le sentenze da loro stessi caldeggiate e, volendo, ne sono anche esecutori come il Giudice Dreed dei fumetti.
Tutto quello che era «tradizionale» diventa clandestino. La nostra cucina, per dire, è scomparsa, a seguito della diffusione di spaghetti e di soia e involtini primavera e di tartare di bagarozzo e grilli fritti importati dall’Unione Europea, che non aveva avuto un ministro Lollobrigida a baluardo del made in Italy. Gli chef Cannavacciulo e Carlo Cracco fanno parte della resistenza. In più, grazie al ritorno dell’economista Michele Geraci detto “il pechinese” al dicastero dell’Economia che doveva spettare a Giorgetti si è ri-spalancata la Via della Seta. Sicché Xi Jinping si divora i nostri porti principali e riduce la nostra manifattura a livello di servitù della gleba. Tornando a Conte: ha ripristinato anche i suoi cavalli di battaglia. Il Superbonus al 110% è stato reintrodotto, ma al 180%: ci creerà un buco di bilancio di altri 70 miliardi, però almeno è migliorato. Ora funziona per la ristrutturazione non solo delle prime, delle seconde case e dei castelli, ma finanche delle terze case. Certo, bisognerebbe risolvere l’inconveniente degli edifici che vengono occupati da migranti clandestini, anarchici e zingare con dodici figli. Ma sic transeat...
Col reddito di cittadinanza riattivato a palla e senza più controlli, le fabbriche al nord chiudono: epperò, in compenso, al sud l’impennata del lavoro nero salva il bilancio dello Stato inabissatosi oltre quello greco. Però ci hanno attivato il Mes. Che culo.
Gli economisti parlano di abissi prociclici, ma noi ce ne freghiamo: lo scopo è livellare tutti gli stipendi a 24mila euro, uguali a quello denunciato da Conte. In tutto ciò che cosa fa l’opposizione? Si butta sulla logistica. Giorgia Meloni, sotto il cielo di cobalto, allestisce una perenne war room nelle cantine di Fortunato al Pantheon per riaccendere la democrazia. Accanto a lei spiccano Salvini che trasmette dalle frequenze di Radio Padania nello stile di Radio Londra; e Giampaolo Rossi che nascosto nel ventre del Cavallo di viale Mazzini come nel cavallo di Troia aspetta la notte per entrare; e Ignazio La Russa che solidarizza fieramente in esilio da Zoagli. Tajani è all’estero, non si sa se e quando torni.
GLI ALLEGRI GULAG
Il governo, intanto, organizza nuovi allegri gulag dove ammassare leghisti, partite Iva e professionisti con Isee superiore ai 50mila euro. Molti di loro – commercialisti, avvocati, notai, chirurghi estetici- riescono, pagando, a fuggire per mare e -diventando vittime degli scafisti- a chiedere asilo al premier albanese Edi Rama. Ucronìa per ucronìa, i nazisti che vincono la guerra facevano meno paura. Giorgia ci ha evitato l’ultimo terrore...