Davide Frattini, vi racconto un grande uomo e un grande statista
Uomo di Stato, politico, sublime giurista. Franco Frattini, però, non era solo un devoto servitore delle istituzioni, anzi l’istituzione stessa fatta persona, come lo definì Gianni Letta; era molto di più.
Era tante persone insieme, con sfumature e sfaccettature poco note al grande pubblico, abituato ad apprezzarlo per le sue doti professionali ed etiche.
Per me era prima di tutto un fratello, con cui ho condiviso trent’anni della mia vita. Oggi cade l’anniversario della sua scomparsa, avvenuta, per amara ironia della sorte, la vigilia di Natale di un anno fa, la festa che amava di più. Una data che rappresenta una grandissima perdita perla Nazione, per quella Repubblica che lui - ne sono convinta per l’ammirazione trasversale testimoniata da tutte le forze politiche avrebbe guidato se la malattia non l’avesse strappato troppo presto alla sua famiglia, la moglie Stella e la figlia Carlotta, ai suoi amici e ai suoi tantissimi estimatori.
Franco, infatti, era una persona eccezionale. Non solo il ministro gentile, ma un uomo che ha mantenuto sempre l’animo nobile, ingenuo e pulito di un fanciullo, e che per la vita provava un amore quasi fiabesco. Ricordo con tenerezza che le uniche volte in cui perdeva il suo aplomb era quando qualcuno faceva del male agli animali, ai quali era legato in modo viscerale. È stato infatti l’unico ad organizzare un convegno al Consiglio di Stato nell’estate dell’anno scorso, quando era già malato, dedicato ai reati contro gli animali. Un impegno, quello per l’inasprimento delle pene per maltrattamenti, che io e la deputata Michela Brambilla stiamo portando avanti e che, quando riusciremo a portarlo a termine, gli dedicheremo.
Per me è stato un onore crescere con lui, lavorare con lui e non per lui come amava dire. Da Franco, che conobbi nel 1996 quando venne candidato dal centrodestra a Bolzano, dove io facevo la volontaria per Forza Italia, ho appreso il culto e il rispetto per le istituzioni, l’amore per l’Italia, ma anche, e soprattutto, insegnamenti di vita come la semplicità, il rimanere sempre con i piedi per terra, il non approfittarsi mai della res pubblica.
Oltre al privato, poi c’è l’uomo pubblico, con il suo straordinario cursus honorum, che lo portò nel gennaio 2022 a coronare il sogno di una vita: diventare presidente del Consiglio di Stato. Fu il culmine di una carriera costellata di incarichi prestigiosissimi, iniziata in magistratura e proseguita in politica. Fu diverse volte ministro degli Esteri nei governi Berlusconi e poi, tra il 2004 e il 2008, Commissario europeo per la Giustizia, la libertà e la sicurezza.
Di Franco si parlò poi nel gennaio 2022 come candidato alla Presidenza della Repubblica, prima della rielezione di Sergio Mattarella. Forse sarebbe durata poco la sua presidenza, forse avrebbe avuto su di lui l’effetto della “piscina di Cocoon”, questo solo Dio può saperlo. Quel che è certo è che, seppur breve, avrebbe lasciato il segno. Averlo incontrato nella vita è stata per me una enorme fortuna e non mi capacito ancora che non ci sia più. Di Franco mi rimarrà per sempre il ricordo del suo sorriso. Aveva la capacità di avere sempre quel suo sorriso luminoso, anche nei momenti di maggiore difficoltà, anche durante la malattia. Un sorriso che illuminava e irradiava chiunque gli stava vicino.
di Michaela Biancofiore
Senatrice di Noi Moderati