Francesco Rocca smaschera Zingaretti: "Dal Pd 22 miliardi di debito"
Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, lo ha detto a chiare lettere, presentando il bilancio previsionale: «Stop alla stagione dei debiti nel Lazio». Una prima volta storica, a fronte di un macigno “miliardario” sulle spalle, ereditato dalla giunta Zingaretti. Un gesto di “volontà politica” che significa una cosa tanto semplice nella comprensione quanto complessa, almeno fino a ieri, nell’attuazione: «Utilizzare meglio le risorse. Non significa – spiega a Libero –, che ce ne saranno di meno. Vuol dire un utilizzo più razionale e parlo anche dei fondi europei. Stesso discorso per l’attenzione della Regione ai criteri di ripartizione per la sanità e i trasporti. Tutti aspetti cruciali su cui ci batteremo come leoni».
Presidente, partiamo dalla scelta di non prevedere più il ricorso al debito per finanziare gli investimenti.
«È un atto necessitato. Questa è una Regione che purtroppo lascia sulle spalle dei figli e dei figli dei nostri figli un grosso problema: perché 22 miliardi di debito sono una cifra enorme per un bilancio regionale. Davanti a questo abbiamo pensato di non ricorrere più, ad ogni costo, all’indebitamento: sarebbe diventato insostenibile. Perché, ricordiamolo sempre, sono risorse che vanno restituite».
Dietro ai numeri c’è la vita, ha spiegato. Che cosa significa per i cittadini?
«Quando parliamo di bilancio sembra che si parli solo di cifre. E a volte dietro le leggi finanziarie si fa pure tanta retorica. In realtà queste sono leggi che allocano risorse per i servizi, per le imprese, per lo sviluppo economico, per l’agricoltura, per i più fragili. Dietro ogni numero c’è la storia di qualcuno».
Lei ha parlato di responsabilità enormi ereditate sotto forma di passivo. Determinato da cosa?
«Da un ricorso massiccio al debito e, di certo, dallo sforamento della spesa sanitaria negli ultimi trent’anni. Con politiche che non hanno guardato al risanamento. Ora, se noi non avessimo il rinnovo – da parte della Finanziaria in discussione – del blocco delle rate di mutuo per altri due anni, avremmo dovuto pagare 400 milioni di rate che avrebbero bloccato ogni possibilità di intervenire sui servizi che la Regione eroga».
Ad esempio?
«Dal trasporto pubblico ai contributi per i servizi sociali, dagli interventi di manutenzione sulle strade all’agricoltura: sarebbe stata una carneficina».
Da un lato il rigore necessario, dall’altro i piani di sviluppo del bilancio di previsione.
«Esatto. Voglio segnalare i 100 milioni destinati alle fasce più deboli, per chi rischia di rimanere indietro, di cui discuteremo nei dettagli con le forze sociali».
Qualche altro progetto?
«I progetti sono innumerevoli e tutti finalizzati a migliorare la qualità della vita dei cittadini, senza lasciare indietro le fasce più deboli. Questo sarà possibile anche grazie all’ossigeno dato dai 2,5 miliardi circa tra Accordo di Sviluppo e Coesione e Piano di Investimenti in Edilizia Sanitaria. Nonostante il debito e il necessario rigore faremo di tutto per rilanciare sviluppo, occupazione e redditi della seconda Regione italiana per Pile che ha un potenziale enorme».
Altro snodo cruciale è il Piano regionale sanità. Che cosa prevede?
«Innanzitutto, portiamo al 3 per mille il rapporto reale, anche nelle Province, del numero dei posti letto. Calcoli che prima c’era una sperequazione: Roma stava intorno al 5 per mille e il resto delle province stava intorno al 2, se non meno. Nel precedente piano sanitario, poi, venivano dichiarati dei numeri che non erano reali. Nel nostro non è così».
E per il personale?
«L’altro tema di cui sono soddisfatto è proprio l’aumento della spesa per il personale. Abbiamo fatto circa 4mila assunzioni, fra stabilizzazioni e nuovi incarichi. La spesa sanitaria per il personale è aumentata di 191 milioni, solo nel 2023. Questo vuol dire che al saldo delle persone che vanno in quiescenza abbiamo dato un segnale rispetto ai fabbisogni. Ovvio che questo è solo l’inizio: le carenze ereditate sono tantissime. Però è un segnale che va nella giusta direzione con un bilancio sanitario che presenta quei limiti da piano di rientro: credo che siamo stati molto virtuosi, riuscendo ad erogare più risorse e ad efficientarle».
A proposito di sanità: a Tivoli sono ancora sotto shock perla tragedia dell’ospedale. Dopo il tragico incendio lei ha annunciato provvedimenti oltre al Nuovo Ospedale Tiburtino. Più in generale?
«A giugno avevamo già riprogrammato gli impegni di spesa assunti dalla precedente amministrazione, mettendo al primo posto l’“anti-incendio” e l’“anti-sismica”. Cosa che prima non era avvenuta, perché chi ci ha preceduto si era limitato ad annunciare nuovi ospedali. Con una delibera approvata in Giunta, abbiamo acquisito tutti i progetti esecutivi chiedendo al ministero di sbloccarci i fondi per 375 milioni per rifare tutti gli impianti antincendio a norma. Perché oggi molti ospedali sono in proroga, con prescrizioni particolari. Con questi fondi sistemeremo tutta la normativa antincendio dei nosocomi del Lazio».
Restano da accertare le responsabilità. Lei stesso ha spiegato che ha trovato notevoli ritardi, radicati nel tempo, nella messa a norma.
«Sull’inchiesta in corso è giusto che non mi esprima. Si tratta di tragedie così devastanti da imporre un rispettoso silenzio. Quello che è indicativo l’ho detto prima: l’antincendio era ed è una priorità. E quella parola di cui il centrosinistra si riempie tanto la bocca – sicurezza – poi deve essere tradotta in fatti concreti. E noi lo abbiamo fatto: quasi 700 milioni su 1,2 miliardi per la sicurezza dei nostri ospedali, dei cittadini e per gli operatori che devono poter lavorare in un ambiente sicuro».