Paolo Mieli stronca il Pd: "Dichiararsi antifascista? Fesserie"
"Dichiararsi antifascista dovrebbe essere una prerogativa anche della destra e non solo della sinistra", ammonisce la scrittrice Chiara Sfregola in studio da Nicola Porro a Quarta Repubblica, su Rete 4. Le fa eco l'ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris: "Dobbiamo ricordare che la nostra Costituzione è antifascista".
Il coro in difesa del loggionista della Scala, l'urlatore isolato che ha provato ad agitare la Prima del Don Carlo, viene però rotto da Paolo Mieli, che con la consueta sintesi zittisce giorni e giorni di polemiche a sinistra contro Ignazio La Russa, il governo, il pericolo fascista. "Sono fesserie e non capisco perché il Pd si appresta a cavalcarle. Non fanno opposizione su cose serie". E tutti a casa.
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In realtà, il dibattito della trasmissione ha regalato altri momenti assai significativi della crisi d'identità in cui versa non solo il Partito democratico guidato da Elly Schlein, ma il mondo progressista italiano tutto. Si parte dalla sindaca leghista di Monfalcone Anna Maria Cisint, che da mesi lotta contro il fondamentalismo islamico che da mesi sta dilagando nella cittadina del Friuli Venezia Giulia, una delle "capitali" della cantieristica e della siderurgia italiane oggetto di immigrazione selvaggia ed esempio perfetto dell'integrazione che non funziona. L'hanno accusata persino di vietare la preghiera ai musulmani.
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"Non ho mai detto che agli islamici è vietato pregare, ma se la legge è uguale per tutti le regole vanno rispettate da tutti e rimando al mittente questa accusa grave di cui sono stata oggetto da parte di un giornale", spiega lei". E sempre Mieli rimbrotta le opposizioni: "Si può fare una battaglia contro la sindaca di Monfalcone ma senza pronunciare parole a vanvera". Altra lezione.
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Specchio delle contraddizioni dem anche la spinosa vicenda di Luca Casarini. "Non vi era nessuna emergenza di trasbordare queste persone che già erano su una nave. Trovo sempre ripugnante il fare soldi su questa povera gente", attacca la leghista Matone. "Quelle persone hanno dormito 28 giorni sul ponte della petroliera che non aveva una equipe medica, la Mare Jonio risponde all'appello e va a prenderli, quindi le condizioni non erano idilliache", è la difesa del dem Matteo Orfini, storicamente vicino al mondo delle Ong attive nel Mediterraneo (nel giugno del 2018 salì anche a bordo della SeaWatch per dare solidarietà alla capitana Carola Rackete, impegnata in una guerra diplomatica contro l'allora ministro degli Interni Matteo Salvini)
Lapidario il commento di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale: "Mi chiedo perché voi di sinistra vi mettete nelle mani di gente che vuole fare soldi con il problema dell’immigrazione, ma mettetevi nelle mani di gente seria e non di Casarini!".