Elly Schlein, indiscrezione clamorosa: "Vuole candidare Giannini"
Lo show in Aula per protestare contro le modifiche alla legge sul salario minimo apportate dalla destra, ha centrato l'obiettivo. Per la prima volta l'opposizione si è presa la scena. Ma non è stato certo merito di Elly Schlein che ha accusato il governo di odiare i poveri. No, è stato Giuseppe Conte, con la giugulare che si ingrossava e la legge strappata a dimostrare il suo ritiro della firma dal documento. Quel suo gesto suggerito dallo stregone Rocco Casalino, dopo aver studiato l'effetto con tanto di questionario, ha bucato lo schermo: le immagini hanno fatto il giro dei tg, dei talk show facendo conquistare al leader dei Cinque Stelle le prime pagine del Corriere, della Stampa, e il Tg5 delle 20. Nella gara in corsa tra dovrebbe unire il centrosinistra, l’unico che se la ride è lui, fa notare Carmelo Caruso sul Foglio sottolineando che la sinistra non “visto arrivare” Elly Schlein, ma Giuseppe Conte potrebbe vederla fare i bagagli.
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Ma non si tratta solo di comunicazione. Si tratta di mettere la testa in quello che si fa. Fa notare Caruso che il Pd avrebbe potuto mettere in gioco tutta la sua sapienza parlamentare. Avrebbe potuto ostruire il cammino della legge con la tecnica degli ordini del giorno. Ma nel Pd di Schlein si preferisce svapare e chiamare i giornalisti per il “punto stampa”. Si tratta di piccoli dettatelli che la segretaria offre mentre Conte rilascia un’intervista da 140 righe ai giornali progressisti, quelli che Schlein crede di aver dalla sua dopo aver passato qualche notizia di prima mano. Per cominciare sarebbe bastato dire che il Pd, al momento del voto, era il partito d’opposizione che è rimasto più tempo in Aula. Molti del M5s dopo la sceneggiata si sono dileguati. Se invece, e davvero, si sarebbe voluto fare opposizione a Meloni, sarebbe bastato a un buon capogruppo guardare l’emiciclo e rendersi conto che servivano solo 160 voti, voti alla portata, per mandare sotto il governo.
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Non se ne accorge chi dovrebbe, fa notare Caruso sul Foglio, anche perché la segreteria di Schlein, "un bus hippie della Volkswagen", è troppo presa dalla ricerca di un candidati acchiappavoti come Massimo Giannini, ma anche del mitico federatore o federatrice del centrosinistra. In queste ore circola il nome di Rosy Bindi, "il nome migliore per provocare una nuova crisi dei missili, come quella di Cuba, tra il Pd hippie e Vincenzo De Luca", ironizza Caruso spiegando che Gentiloni, sempre sulla Stampa l’ha già bocciata dicendole che sul mercato tutelato ha detto una sciocchezza. Circola il nome di Romano Prodi che "ha già le muffole come Sanders". E poi c'è il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi che "con Conte ci dialogava quando Schlein occupava le sezioni del Pd di Bologna". "In dieci mesi da segretaria del Pd, la più giovane di sempre, è in pratica riuscita a riportare il Pd alla sua terza età, quota 100, a risollevare un leader. Lei pensa a chi federa, lui invece si sfodera. Conte ringiovanisce mentre Schlein incanutisce", conclude Caruso.
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