Landini fregato, "chi sarà il federatore a sinistra": l'uomo di Prodi
Grandi movimenti a sinistra. Si scrive "federatore", si legge nuovo leader. Sta assumendo toni disperati la ricerca dell'uomo (magari qualcuno parlerà di patriarcato) in grado di tenere insieme la sinistra estrema di Verdi e SI, quella dura oggi incarnata dal trasformismo di Giuseppe Conte e del Movimento 5 Stelle, quella rosa pallido di Elly Schlein e del Pd e quella che sinistra più non è di Carlo Calenda e Matteo Renzi (e pazienza se oggi Azione e Italia Viva sono come cane e gatto).
Nei giorni scorsi il favorito numero uno sembrava essere Maurizio Landini, il segretario della Cgil anima dell'opposizione contro il governo che ha cavalcato la raffica di scioperi anti-manovra come un volano per la propria ascesa politica. Eppure, dopo l'entusiasmo iniziale, qualche segnale di frenata appare evidente. E Maria Teresa Meli, firma politica del Corriere della Sera, fa i nomi dei possibili rivali del sindacalista rosso.
"Dopo le Europee bisognerà costruire un nuovo Ulivo", spiegava Pierluigi Castagnetti qualche tempo fa. E lo stesso Renzi, a questo riguardo, ha suggerito: "Il nuovo Ulivo è il disegno del Pd, ma non lo federa Conte, non lo federa Schlein, può farlo un amministratore che è sul campo... o un'amministratrice...". E da qui, da quel "amministratore", parte l'identikit.
"Secondo i fedelissimi del leader di Italia viva - scrive la Meli - il nome a cui si riferiva l'ex premier è quello di Beppe Sala". Piace tanto a Renzi, piace ai più moderati tra i progressisti, sulla carta dovrebbe piacere anche al Pd, visto che ne è espressione "civica". E per quanto riguarda i grillini, il sindaco di Milano pare avere buoni rapporti sia con Conte sia con Beppe Grillo.
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Altro nome in ballo, dato per gettonatissimo tra i dem che non parteggiano per la Schlein, sarebbe quello di Paolo Gentiloni, forte dei rapporti internazionali solidi maturati prima da premier e poi da Commissario europeo e del buon feeling con il mondo dell'imprenditoria "d'area" .
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L'operazione, sottolinea ancora la Meli sul Corriere, "prenderebbe le mosse nell'autunno del 2024", una volta maturati i nuovi equilibri post-elezioni a Bruxelles e, stando almeno agli attuali sondaggi, preso atto del fallimento politico del nuovo corso pomposamente annunciato dalla Schlein a inizio anno.
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C'è però una potenziale sorpresa: "Si vocifera che nel mondo che si muove attorno a Romano Prodi si sussurri un altro nome ancora: quello di Filippo Andreatta", figlio dell'ex big Dc Beniamino, fondamentalmente "sconosciuto" ed esterno al mondo della politica e pure under-60, il che non guasta. Piccolo problema: il federatore dovrebbe essere il frontman e candidato premier del centrosinistra alle prossime elezioni politiche, ma lo statuto del Pd prevede che proprio il candidato premier sia espressione del Nazareno...
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