Expo 2030, così la Francia ci ha fatto fuori: ecco cosa è successo davvero
Andiamo a Parigi con fiducia, ottimismo e determinazione. L’assenza di Meloni e Rocca non è segno di partita persa». Così Roberto Gualtieri, sindaco Pd di Roma, parlava lunedì, alla vigilia del voto decisivo per l’assegnazione dell’Esposizione universale 2030, dove la capitale italiana era chiamata a battere la concorrenza di Riad, capitale dell’Arabia Saudita, e Busan, dinamica città sudcoreana, seconda dopo Seul per dimensioni. Ma il verdetto di ieri è stato spietato: 119 voti a favore di Riad, 29 per Busan e soltanto 17 per Roma. Una Bérézina, come si dice in Francia, una disfatta clamorosa. «Roma si è battuta benissimo e il progetto è stato apprezzato da tutti, qui purtroppo però non si vince con il premio della critica o del pubblico, ma con quello dei votanti e quindi degli ambasciatori», ha dichiarato Gualtieri a margine della 173esima Assemblea generale del Bureau international des expositions (Bie). La batosta di ieri ha il volto di Gualtieri.
Che la scorsa settimana aveva lanciato un’ultima operazione-seduzione, convinto di poter cambiare le sorti del voto. È stato segretamente a Bangui, capitale della Repubblica centrafricana, alla corte del presidente Faustin-Archange Touadéra, per sollecitare il suo sostegno e quello di altri Paesi africani. Poi, martedì 21 novembre, è volato a Parigi. Secondo quanto riportato dalla Lettre A, Gualtieri aveva mobilitato un lobbysta franco-svizzero, Jean-Paul Carteron, per preparare un ricevimento seguìto da una cena al Plaza Athénée, prestigioso hotel dell’Ottavo arrondissement.
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La delegazione di Gualtieri aveva sostenuto la candidatura di Roma davanti a circa 70 diplomatici stranieri, con il supporto dell’astronauta Roberto Vittori, un rappresentante della Regione Lazio e l’economista francese Christian de Boissieu. Quest’ultimo aveva ripreso gli argomenti che aveva già avanzato sul quotidiano economico Les Echos il 10 novembre, spiegando perché Parigi doveva sostenere l’unica candidatura europea piuttosto che sostenere Riad. Per farsi aiutare nella sua missione parigina e “vendere” la candidatura di Roma, Gualtieri aveva chiesto aiuto anche Bernard Spitz, presidente del polo International del Medef (la Confindustria francese). Ma i tentativi del sindaco Pd sono stati tutti vani. Ieri, non c’è stato nemmeno bisogno del ballottaggio, su cui la delegazione italiana sperava. Con 119 voti su 165 delegati votanti, Riad ha ottenuto più dei due terzi di preferenze sufficienti e sarà la prima città araba a ospitare l’evento. Secondo le informazioni di Politico Europe, i rappresentanti del governo saudita avrebbero avvicinato diversi delegati proponendo opportunità di investimenti nei loro rispettivi Paesi per convincerli a votare per Riad. Un’informazione confermata tra le righe anche dal presidente del comitato promotore di Roma 2030, Giampiero Massolo. «Noi abbiamo giocato una partita secondo le regole della comunità internazionale e non parlo soltanto di correttezza, parlo del fatto che le competizioni si vincono sui progetti, sulle loro qualità, sulle idee», ha detto Massolo, prima di aggiungere: «A noi alcuni delegati hanno detto di essersi promessi al nostro concorrente ben prima che esistessero i progetti e ben prima che tutti i Paesi candidati avanzassero le loro candidature. Francamente è un modo di procedere che non è il nostro e non sarà il nostro. Nessuno si attendeva una vittoria di così grandi proporzioni da parte di Riad. Noi ci siamo confrontati fino all’ultimo con i coreani, a nessuno dei due tornavano dei numeri di questa portata. Qualcosa nell’ultimo miglio deve essere successo».
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