Fitch, gufi ammutoliti: ecco il verdetto sul rating dell'Italia
Nell'autunno nero e freddo del rating, come qualcuno lo aveva definito, continua a splendere il sole. Giudizi confermati e voti immutati. Non c'è verso. Prima S&P, poi Dbrs ed ora Fitch. Nessuna che si sia degnata di dare uno straccio di soddisfazione e speranza al partito dello spread, ai quotidiani della "resistenza" e alle opposizioni che da mesi lanciano allarmi sull'isolamento dell'Italia, sul voltafaccia dei mercati, sulle dissennate misure di politica economica che porteranno il Paese dritto nel baratro. Certo, l'ultima spiaggia dei gufi è ancora lì, aggrappata a quel 17 novembre, quando Moody's, finora la più severa delle agenzie, con un giudizio che è solo un gradino sopra l'investment grade, potrebbe addirittura scalciare il debito italiano tra i titoli spazzatura. Ma tutto fa pensare che i catastrofisti si dovranno accontentare dell'ennesima delusione.
LE ASTE
La giornata di ieri era iniziata sotto i migliori auspici. Il Tesoro ha infatti collocato in asta 9 miliardi in titoli di medio e lungo termine senza alcun segnale di tensione. Anzi. La domanda si è mantenuta sostenuta nonostante i rendimenti in calo. Sono stati assegnati 3 miliardi del Btp a tre anni con cedola al 3,85% per un rendimento lordo di 3,75% (-18 punti base); 2 miliardi del Btp 7 anni con cedola al 4% per un rendimento lordo di 4,21% (-15 punti base); 1,5 miliardi del Btp 15 anni, cedola al 3,25% e un rendimento lordo del 4,84%; 1,5 miliardi del Btp scadenza 1 marzo 2030 con cedola a 3,50% e un rendimento lordo del 4,07%. Collocato anche un miliardo del Btp a 30 anni con cedola a 4,50% e un rendimento lordo di del 5,05%.
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Anche l'andamento del mercato secondario delle obbligazione pubblica ha lanciato segnali di ottimismo. Lo spread, il differenziale fra il rendimento del Btp e del Bund tedesco ha chiuso la giornata a 185,2 punti base, in calo rispetto ai 185,5 punti della chiusura di giovedì. Il rendimento del decennale italiano è salito di poco, al 4,56%, dal 4,5% segnato alla vigilia. In sostanza, il movimento non è stato nel complesso molto diverso da quello dei bond statali esteri. Le ore successive hanno dimostrato che il fiuto dei mercati non mentiva. Dopo la chiusura dei mercati statunitensi, alle 23 in Italia, Fitch ha confermato il rating a BBB con outlook stabile. Articolata e non sorprendente la motivazione. «Il rating dell'Italia è sostenuto dalla sua economia ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto, dall'appartenenza all'eurozona e dalla solidità delle istituzioni. Queste caratteristiche sono bilanciate da fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, in particolare da un debito pubblico molto elevato, da una politica fiscale relativamente poco rigorosa dopo la pandemia, da un potenziale di crescita ridotto e, più recentemente, da un contesto di rendimenti più elevati», spiega Fitch.
LA STABILITÀ
Ma il bello viene dopo. L’outlook stabile, prosegue l’agenzia di rating, «riflette la proiezione una stabilizzazione del debito pubblico/PIL vicino al livello di fine 2022, un’attesa ripresa nell'esecuzione dei progetti finanziati dall'Ue che forniscono un moderato sostegno alla crescita, e la continua ampia stabilità della coalizione, che limita il rischio politico». Insomma, a fare la differenza è proprio il governo politico e la maggioranza compatta. Alla faccia di chi tifa per gli esecutivi tecnici. La doccia gelata che qualcuno auspicava per l’Italia è invece arrivata per gli Usa . Ieri sera Moody’s ha confermato la tripla A, ma con outlook negativo. «La nostra economia è forte», ha replicato il Tesoro su tutte le furie.
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