Giorgia Meloni sul premierato: "Norma anti-ribaltone. Cerchiamo il più ampio consenso"
"Sarà Terza Repubblica", annunciava giorni fa Giorgia Meloni in riferimento alla riforma costituzionale. E oggi, venerdì 3 novembre, il premierato è a un passo dal diventare realtà. Con il via libera dal Consiglio dei ministri, il premier non può che dirsi soddisfatta. "Negli ultimi 75 anni di storia Repubblicana abbiamo avuto 68 governi con una vita media di un anno e mezzo", ha detto in occasione della consueta conferenza stampa a Palazzo Chigi definendo il premierato "la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia". Basti pensare che "se guardiamo agli ultimi 20 anni abbiamo avuto 12 presidenti del Consiglio".
L'elezione diretta del premier - tiene a precisare Meloni - non verrà imposta a nessuno. Il testo, infatti, "contiene i suggerimenti raccolti durante il confronto sia con la maggioranza sia con l'opposizione, sia con la società civile". Motivo per cui l'auspicio è quello di un "provvedimento che possa incontrare il più ampio consenso del Parlamento". In caso contrario, "se non dovesse esserci, chiederemo agli italiani cosa pensano con il referendum. Abbiamo fatto quel che dovevamo".
La riforma modifica quattro articoli della Costituzione: "Il presidente del Consiglio - fa chiarezza Meloni - viene eletto a suffragio universale diretto, ovviamente viene eletto contestualmente alle Camere in un'unica scheda e viene rinviata alla legge elettorale la responsabilità di garantire una maggioranza al presidente del Consiglio eletto". È dunque prevista "una norma antiribaltone, cioè in caso di dimissioni, impedimento, di sfiducia il presidente eletto può essere sostituito in un unico caso, solo da un parlamentare, quindi fine dei Governi tecnici e da un parlamentare della maggioranza quindi fine dei ribaltoni, e solo per realizzare il programma di Governo e le dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio eletto".
In sostanza l'esecutivo ha optato per "non toccare le prerogative del presidente della Repubblica, salvo l'incarico che si dà a un premier eletto dai cittadini". Tra le novità anche quella che riguarda i senatori a vita. Questi ultimi "non ci saranno". Eccezion fatta per gli ex presidenti della Repubblica e gli attuali senatori a vita. "Dopo il tagli dei parlamentari - conclude dando una lezione a Pd e Cinque Stelle - l'incidenza dei senatori a vita è molto aumentata".