Vincenzo De Luca contro Schlein: "Da quando ha soli 30 anni"
Una "cacicca ante litteram". L'accusa di Vincenzo De Luca a Elly Schlein, nel suo ultimo libro Nonostante il Pd, è di quelle durissime, politicamente "terminali". Difficile, se non impossibile, ricucire un rapporto mai nato (se non nei termini di guerra fredda) tra la segretaria dem e il potentissimo governatore della Campania, vero Ras del centrosinistra al Mezzogiorno, che ambisce alla terza candidatura da presidente di Regione e che in caso di uscita dal Nazareno porterebbe con sé una bella dote di migliaia di voti decisivi.
"Il tasso di rinnovamento è destinato a essere vicino allo zero", incalza l'ex sindaco sceriffo di Salerno nel suo libro, del quale L'Unità pubblica un significativo estratto. "Si sono utilizzati argomenti polemici al limite del ridicolo (il numero di candidature...), avendo alle spalle, a proprio sostegno, gente con tre, quattro, cinque, sei candidature! La stessa onorevole Elena Schlein, come si legge dalle cronache, si è serenamente concessa una tripla candidatura (Parlamento europeo, Regione Emilia Romagna, Parlamento italiano) senza problemi. E da quando era trentenne! Come dire, una cacicca ante litteram... L’atteggiamento tenuto dalla segretaria eletta - sottolinea ancora De Luca - non era di chi aveva prevalso con poco più del 50 per cento, e aveva perduto nel voto di partito, e poi alle primarie in quasi tutto il Sud, ma di chi aveva guidato lo sbarco in Normandia!".
Il riferimento alla "cacicca" è ovviamente voluto e mirato, perfidamente. De Luca non ha digerito le parole della neo-eletta segretaria davanti ai compagni di partito, quando mise all'indice "cacicchi" e "capibastone" identificando nelle correnti il principale problema del Partito democratico. Per tutti i commentatori, quello era un attacco diretto proprio al governatore campano, da tempo ormai "battitore libero" in un Pd sempre più ciecamente orientato a sinistra.
La polemica di De Luca è anche contro l'organizzazione interna, di fatto un rovesciamento sulla Schlein e gli altri massimi dirigenti dem delle loro stesse accuse: "Nel corso degli anni si è diffuso come una metastasi un meccanismo di selezione interna che obbliga ognuno a scegliere in quale corrente o clan incasellarsi, per farsi conoscere, per essere tutelato, valorizzato ecc.: cioè, un partito morto, indifferente al ruolo o spazio da garantire alle persone autonome, portatrici solo della propria militanza e del proprio lavoro politico; un partito chiuso, perciò, a ogni impulso e stimolo vitale, libero da filtri e da ipoteche correntizie, da obblighi di subalternità a qualche padrone. Questa asfissia è garantita sapientemente da 'regolamenti' e norme statutarie e congressuali demenziali, funzionali solo alle pratiche correntizie e agli interessi di auto-riproduzione notabilari".
Il paradosso è alla luce del giorno: "Si sono ritrovati a sostenere l’onorevole Elena Schlein, tutti i principali responsabili del disastro eletttorale! La stragrande maggioranza dei membri di segreteria, dei membri di governo, quattro ex segretari, notabili di lungo e lunghissimo corso, con relativi affiliati di corrente, erano tutti lì. L’onorevole Elena Schlein non ha avuto il coraggio politico di rifiutare questi appoggi, di prenderne le distanze, in nome della propria autonomia. Invece, li ha utilizzati appieno, prima, durante e dopo le primarie".
"Abbiamo assistito - prosegue De Luca nella sua spietata disamina - a fatti di un trasformismo clamoroso, a proposito della vicenda di Articolo 1, che decide di rientrare nel Pd, a sostegno dell’onorevole Schlein. Cioè, i protagonisti di una vicenda di totale velleitarismo politico, una volta giunti, come era inevitabile, al fallimento, anziché entrare nel partito in punta di piedi, e magari chiedendo scusa a chi vi era rimasto a tirare la carretta, si sono visti premiare per la loro genialità politica, ricevendo una buona rendita di posizione negli incarichi nazionali. E così, ancora, sono venute nel partito, da pochissimo tempo, autentiche nullità politiche, che sono entrate da ospiti e si sono accomodate subito con i piedi sul tavolo".
"Arroganza" e "volgarità" espressi anche in ambito campano, "da allievi dell’onorevole Elena Schlein, che si sono distinti da subito per idiozia politica, e che si sono affrettati ad alimentare unicamente una campagna di aggressione nei miei confronti – mentre il governo Meloni stava lì indisturbato". Un fatto, questo, conclude con pungente ironia, che "mi ha confermato nella convinzione, che ho maturato da lungo tempo, sulla assoluta necessità di aprire nella sede del Nazareno una sezione staccata di Psichiatria democratica".