Ecco perché essere "maschio" o "femmina" è diventata una colpa
«Ciao Marcello, lei è Carlotta ma può essere anche Carlo e tu potresti trasformarti in Martina». «Matteo, perché giochi con le macchine? E tu, Benedetta, che ci fai con la Barbie?». Scene da una scuola materna romana, la scuola sognata dall’amministrazione Gualtieri dove l’obiettivo è «de -costruire l’identità di genere ed educare alle emozioni e alle relazioni». De-costruire vuol dire cancellare ogni differenza tra maschietti e femminucce, immergere i bambini in quel brodo di coltura woke dove tutto è magicamente e meravigliosamente fluido, dove il principe azzurro è anche rosa, la principessa è lesbica e il rospo è maschio ma può diventare femmina. In un arcobaleno di possibilità. L’intento sarebbe quello di contrastare le discriminazioni di genere. Sacrosanto. Ma non è negando la diversità biologica e amalgamando tutti in unicum indistinto che si educa al rispetto. I sostenitori del gender sono convinti che i bambini si divertono con giocattoli diversi perché condizionati dagli stereotipi di genitori retrogradi che continuano a regalare le Barbie alle femmine e i palloni ai maschi. Un maestoso studio pubblicato negli Archives of Sexual Behaviour nel 2021 e intitolato The magnitude of children’s gender related interests has remained stable over 50 years dice che le preferenze in materia di giocattoli legati al genere si consolidano fin dall’età di nove mesi. E si basano sulle differenze biologiche che portano le bambine a raggiungere prima un buono sviluppo della motricità fine e i maschietti a orientarsi meglio nello spazio.
Ciò, ovviamente, non significa che una bimba non possa giocare con la palla e un piccolino spingere un passeggino... Basterebbe solo mettere al centro i nostri figli e non imporre una «de-costruzione» che, cavalcando la lotta alle discriminazioni, fa entrare negli asili della Capitale l’ideologia Lgbt. Lasciamo in pace i piccoli, diamo loro la libertà di esprimersi - e di scegliere, da adulti, chi essere e chi amare- senza manipolazioni, senza renderli vittime di questa dilagante ossessione gender. Secondo l’ideologia di genere la differenza tra i sessi è un prodotto della dominazione maschile e, quindi, ecco che l’uomo si trasforma nell’origine di tutti i mali.
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Accade anche in Italia e, in modo strisciante, pure a scuola. Ci sono bimbi che alle elementari soffrono perché le maestre tendono a considerarli colpevoli di ogni intemperanza e a punirli, in perfetta sintonia con la società che criminalizza il maschio. Un atteggiamento che vorrebbe tutelare il genere femminile ma che finisce col danneggiarlo perché questi piccoli uomini cresceranno nutrendo antipatia verso le compagne di banco. Invece di de-costruire il genere, scuola e genitori dovrebbero fare solo quello che facevano i nostri nonni: insegnare il rispetto.
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