La ragazza tavolino di Verona travolge il Pd: "Sono femminista, ma a volte..."
Ecco servita la nuova polemica-suicidio del centrosinistra italiano. La ragazza-tavolino di Verona ha messo in imbarazzo il sindaco Damiano Tommasi e tutto il Pd cittadino. Alla cena di gala alla Gran Guardia in piazza Bra, per festeggiare i 75 anni del Consorzio Zai (la crema del mondo industriale veronese), infatti, c'era anche l'ex centrocampista di Roma e Nazionale e la vicesindaca Barbara Bissoli. Quest'ultima, alla vista della ragazza agghindata con un vestito a gonna a cerchio rigido, sul quale erano appoggiati i flute di champagne, ha reagito malissimo. Indignata per la "donna-oggetto" davanti a lei, come la ragazza di cioccolato di una festa in Sardegna, qualche tempo fa.
Sui social, insorgono le femministe, criticano i maschi indifferenti, volano le classiche accuse di patriarcato. Ma lei, la hostess apparentemente e biecamente sfruttata, fa spallucce e contrattacca. Si chiama Michelle Pellegrinelli, è nata 21 anni fa a Belluno, vive a Trento, e non si è sentita affatto umiliata, "né oggettificata, né mercificata e neppure sfruttata. Ho solo espresso la mia arte, in quel contesto. Insomma, ho lavorato normalmente, come faccio sempre. Altrimenti mi sarei rifiutata", spiega con calma a Repubblica. Chissà se Laura Boldrini e le sue compagne di lotta rosa avranno letto.
"Io sono un’artista - sottolinea la giovane -. Ho guadagnato 150 euro in un’ora, sicuramente molto più di una cameriera. È una cifra elevata per ciò che si fa poi nel concreto. C’è molto lavoro di preparazione ma poi il turno è semplice e poco faticoso". "Dovevo vestirmi con questo abito a forma di tavolo - prosegue nell'intervista a Repubblica -. Il mio compito era ricevere gli invitati, presenziare, servire bicchieri. Le persone si avvicinavano e io porgevo loro il calice". .Insomma, "non c'è nulla di cui indignarsi, i problemi sulla mercificazione sono altri. Sono consapevole di quello che faccio e non mi sento sfruttata. Non serve che altri si indignino al posto mio".
"Anche io sono femminista ma a volte si superano i limiti del politicamente corretto.- le sue parole, nettissime -. Non si può più esprimere se stessi, o si urta la sensibilità degli altri. Bisogna sempre stare attenti a come ci si muove e a come si parla. C’era anche un ragazzo in queste performance: era vestito come una sorta di pavone. Di lui non è stato detto niente, perché è uomo. E questa non è discriminazione?". "Non capisco - conclude - come altri possano interpretare quello che sento io, soprattutto senza avermi prima interpellata. Nessuno mercoledì sera è venuto a chiedermi come mi sentissi". Peraltro, con quei soldi, si pagherà in parte gli studi, Lingue all’Università di Trento. E tanti saluti ai bacchettoni.