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Maurizio Fugatti: "Niente promesse, ma ho superato tutte le tempeste"

Fabio Rubini
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Domenica la Provincia Autonoma di Trento vota per eleggere il suo presidente. In tutto i candidati sono sette. Il centrodestra- allargato al Partito Autonomista - ricandida l’uscente Maurizio Fugatti. Leghista di lungo corso con un’esperienza anche alla Camera dei Deputati. Proprio con lui abbiamo scambiato quattro chiacchiere per provare a capire come è andato il primo mandato e cosa ha in programma per l’eventuale bis.

Presidente che bilancio traccia del quinquennio che sta per terminare?
«Innanzitutto bisogna dire che negli ultimi cinque anni qui in Trentino sono accadute una serie di cose davvero particolari. Prima la tempesta Vaia che ha colpito soprattutto il nostro territorio, poi il Covid, poi ancora la tragedia della Marmolada. Senza dimenticare la crisi legata ai grandi carnivori- gli orsi, ndr-, con la morte di un ragazzo e le altre aggressioni e la crisi economica scattata nel post Covid e poi aggravata dalla guerra un Ucraina e ora dalla crisi Mediorientale. Insomma un bel quadro...».

 

 

 

Sembra un mettere le mani avanti, che però non è nel suo stile. Prudenza da vigilia elettorale?
«Assolutamente no. Quello che conterà nel voto di domenica è come siamo stati capaci di gestire queste emergenze. E in questi cinque anni sono certo che i trentini si siano fatti un’idea sul nostro lavoro».

Nel suo libro (La mia storia, ed. Hoepli), lei scrive di non voler fare grandi promesse, preferendo dimostrare coi fatti. In campagna elettorale come si sta muovendo?
«Alla stessa maniera. Il mio mantra è: non facciamo grandi promesse, non facciamo polemiche con gli avversari, non rispondiamo agli attacchi degli avversari. Per noi parla il lavoro fatto. Non sarà certo una promessa in più o in meno a far cambiare idea ai trentini, che si sono certamente fatti un’idea su di me e sulla mia giunta. Per questo ho scelto di non partecipare ai dibattiti con gli avversari».

Quindi?
«Semi apprezzano mi voteranno, altrimenti non lo faranno. Alzare i toni e le aspettative non serve».

Andiamo avanti. Quali sono i temi che porta avanti nei suoi numerosi incontri pubblici?
«Innanzitutto l’Autonomia che qui da noi è importantissima. Soprattutto per quel che riguarda i rapporti col governo. Per questo la scorsa settimana abbiamo presentato a Roma una proposta che rafforza la nostra Autonomia e che inserisce il principio dell’intesa. Cioè: se lo Stato decide di cambiare i termini del nostro Statuto, noi dobbiamo essere d’accordo, altrimenti non si fa nulla».
Perdoni la divagazione.

 

 

 

Come si lavora con questo governo?
«Molto bene. Pensi che di recente abbiamo raggiunto un accordo col ministro Giorgetti per far arrivare sul territorio una serie di risorse economiche che ci spettavano, ma che erano bloccate a Roma dal 2009».

E dopo l’Autonomia di cosa parla?
«Di Sanità. Nei cinque anni passati abbiamo fatto molto in questo campo. Nel 2019 abbiamo aperto la facoltà di medicina che qui era attesa da vent’anni: abbiamo 60 studenti e la metà è trentina. All’Università seguirà la scuola di specializzazione a Trento. E abbiamo già impostato la sanità del futuro, con il progetto per il nuovo ospedale che sorgerà sempre a Trento».

Fugatti c’è una cosa che non la soddisfa nel sistema trentino?
«Il tema dei rifiuti è certamente un nervo scoperto. Da molto tempo si parla di costruire un inceneritore per chiudere il ciclo dei rifiuti.
Non averne uno è oggettivamente un dato negativo, cui bisogna rimediare. Attualmente noi portiamo fuori i nostri rifiuti, ma in questa prima legislatura abbiamo posto le basi per la costruzione di un impianto qui da noi».

Altro tema spinoso è quello degli orsi...
«Sul quale voi di Libero non mi avete mai fatto grandi sconti. Anzi...».

È vero, però è una questione importante sulla quale vale la pensa spendere un ragionamento...
«Qui da noi è un tema molto sentito, quanto l’Autonomia e la sanità. Forse anche di più. Il governo ci ha dato l’ok per l’abbattimento di otto esemplari in surplus all’anno. È un inizio e un segnale che l’aria è cambiata. Col ministro Costa non potevamo nemmeno catturarli... che subito se ne usciva sui media indossando una maglietta per dire che lui stava dalla parte di quell’orso. Questo però significa non conoscere lo stato d’animo dei trentini, che su questo tema sono molto preoccupati».

Recentemente l’orso M62 è stato trovato morto. Cos’ha pensato quando l’ha saputo?
«La cosa che mi ha colpito di più è stato vedere che alcuni canali televisivi hanno lanciato questa notizia come “ultim’ora” dandole un grande risalto. Mi è sembrato esagerato...».

Prima le abbiamo chiesto di dirci una cosa che non l’ha soddisfatta. Ora le chiediamo se c’è una cosa che invece l’ha soddisfatta.
«Per la prima volta nella storia del Trentino abbiamo fatto un accordo politico con il Partito Autonomista Trentino-Tirolese, che cinque anni fa si era candidato contro di me. Oggi siamo alleati e questo ha un grande significato politico».

Che sarebbe?
«Dopo cinque annidi opposizione e di critiche, per me significa che il riconoscimento di aver lavorato correttamente sul tema dell’Autonomia e sulla difesa dell’identità trentina. L’accordo è stato fatto direttamente con me, ma sono sicuro che non si limiterà a questa tornata e che potrà estendersi anche ad altre elezioni non necessariamente amministrative».

Presidente nelle piazze e negli incontri pubblici quali sono le priorità che gli elettori le sottopongono?
«Diciamo che su dieci cittadini, sei sono preoccupati per la questione degli orsi, due mi chiedono notizie sul socio-sanitario e due su altre tematiche». 

 

 

 

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