Hamas, i grillini votano per salvare i terroristi: caos all'Europarlamento
«Mozione comune per una risoluzione sugli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, sul diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale e sulla situazione umanitaria a Gaza», si intitola così, senza mezzi termini, il testo votato ieri dal Parlamento Europeo a larghissima maggioranza. Una rarità per le mozioni solitamente poco incisive che escono dall’emiciclo di Strasburgo, e poteva essere perfino un’esemplare unanimità se non fosse che 13 deputati della sinistra, in particolare del gruppo GUE/NGL, quello per intenderci di cui fanno parte alcuni manipoli di comunisti, ecosocialisti e verdi, hanno votato contro. Tra i “no” si segnala anche la posizione del verde italiano Piernicola Pedicini, eletto nel 2019 col Movimento 5 Stelle. Questi ultimi tra l’altro hanno invece votato un emendamento presentato dalla stessa sinistra e dai Verdi per chiedere l’immediato cessate il fuoco, una misura che negli intenti dovrebbe forse proteggere Gaza ma nella realtà difende solo i terroristi di Hamas.
L’emendamento è stato bocciato, ma ha ricevuto il voto di ben 88 eurodeputati, compresi, oltre ai pentastellati, 14 socialisti, tra cui gli italiani Bartolo e Smeriglio. Promosso invece, con 500 voti a favore, l’emendamento avanzato da Renew in cui si chiede una “pausa umanitaria” per facilitare gli aiuti. Nella mozione generale gli eurodeputati hanno condannato fermamente i brutali attacchi dei giorni scorsi, esprimono il loro sostegno a Israele e al suo popolo, e sottolineano la necessità di «eliminare l’organizzazione terroristica Hamas». I deputati sottolineano anche che qualsiasi azione da parte di Israele deve rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale, ma chiedono contestualmente il rilascio immediato di tutti gli ostaggi rapiti da Hamas sottolineando a forza il diritto di autodifesa di Israele «come sancito e vincolato dal diritto internazionale».
LA VERITÀ SULL’OSPEDALE
Tra gli altri punti va sottolineata la richiesta di un’indagine indipendente «ai sensi del diritto internazionale» per stabilire se si sia trattato di un attacco deliberato e di un crimine di guerra e, in caso affermativo, si chiede che gli autori siano ritenuti responsabili. Si sottolinea l’importanza di distinguere tra il popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni da un lato, e il gruppo terroristico Hamas dall’altro e si chiede all’Egitto e ad Israele di cooperare con la comunità internazionale per creare corridoi umanitari verso la Striscia di Gaza. Molto importante anche la condanna al sostegno dell’Iran ad Hamas e agli altri gruppi terroristici, quali la Jihad islamica, e soprattutto la richiesta a includere l’intero Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche e l’Hezbollah libanese nell'elenco delle organizzazioni terroristiche stabilito dall'Ue. Si chiede perfino un'indagine approfondita sul ruolo dell'Iran e di altri Paesi, come il Qatar e la Russia, nel finanziamento e nel sostegno del terrorismo nella regione.
ANTISEMITISMO
L’Europarlamento ha anche espresso preoccupazione per l’aumento dell’antisemitismo in Europa. Unanime la soddisfazione di tutte le forze politiche che hanno appoggiato il testo, tra le quali Fratelli d’Italia con il deputato Carlo Fidanza che sottolinea come l’unità raggiunta dai gruppi politici sia un segnale positivo, «così come è positiva la bocciatura di un emendamento dei Verdi per il cessate il fuoco, una soluzione che consentirebbe a Hamas di riorganizzarsi». Fidanza si rammarica però per la bocciatura dell’emendamento presentato dal suo gruppo per eliminare la propaganda jihadista dai libri scolastici dei bambini palestinesi: «È un occasione persa». Soddisfazione, anche se «cauta», da parte della Lega, «per un testo di compromesso, in cui non hanno trovato posto pericolosi distinguo o misure punitive per Israele proposte dalla sinistra». Marco Zanni e Marco Campomenosi ribadiscono però «la richiesta all’Ue di più incisività nel sostegno a Israele e al suo diritto a difendersi, a cominciare dallo stop ai fondi a pioggia per la Palestina»