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Zaki nel mirino della Lega: "Rischia di fomentare cellule terroristiche dormienti"

 Zaki

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La posizione di Patrick Zaki sull'attacco di Hamas in Israele fa ancora discutere. Questa volta a sollevare la questione è la Lega, che in Aula chiede al premier Giorgia Meloni, al Guardasigilli Carlo Nordio e al ministro dell'Intero Matteo Piantedosi "quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di garantire la sicurezza nazionale e prevenire e contrastare il rischio di una attivazione di cellule terroristiche". Luca Toccalini, deputato del Carroccio, prende ad esempio proprio le dichiarazioni dell'attivista egiziano da lui considerate "gravi", in quanto ha definito "serial killer" il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

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Affermazioni - prosegue "benché seguite da precisazioni e correttivi, a parere dell'interrogante possono rappresentare un inno alla violenza e fomentare eventuali cellule terroristiche dormienti in Italia". Non a caso - tiene a sottolineare il deputato - le sue considerazioni "hanno suscitato vivaci polemiche e profonda indignazione. Anziché esprimere sdegno e condanna verso Hamas per i gravissimi atti criminali perpetrati ai danni del popolo israeliano o per il rapimento di centinaia di civili israeliani, anche bambini, da usare come 'merce di scambio' o 'scudi umani', Zaki definiva 'serial killer' il Premier Netanyahu".

 

 

E le conseguenze non hanno tardato ad arrivare: "Nei giorni successivi molti sono stati gli incontri pubblici a cui Zaki era stato invitato ma che sono stati disdetti dagli stessi organizzatori: prima alla trasmissione televisiva 'Che tempo che fa', poi all'Arsenale della pace di Torino, e infine alla giornata inaugurale del Festival della Pace di novembre a Brescia". Non solo, aggiunge, "dopo le polemiche scatenate dalle sue parole su Netanyahu, il ricercatore egiziano è tornato a parlare per chiarire meglio la sua posizione, precisando che non è filo-Hamas, ma pro-Palestina e contro il Governo di Israele". Secondo il leghista "la battaglia di Israele contro il terrorismo islamico deve essere una battaglia condivisa da chiunque senza alcuna esitazione, anche per l'elevato rischio di nuovi attentati terroristici, volti a emulare Hamas, e che possono riguardare non solo il nostro Paese ma tutti, come segnalato anche dai servizi segreti di diversi Stati".

 

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