Elly Schein parlava al convegno anti-Gerusalemme
Urge un ripassino a Elly Schlein, segretaria del Pd con tante idee chiare in materia di diritti e armocromia, più incerta, ci pare, sulla politica estera. Oddio, a leggere la sua dichiarazione di ieri in cui afferma: «Ci siamo tutti schierati al fianco di Israele, senza ambiguità, nel condannare nettamente l’attacco terroristico di Hamas, di violenza efferata contro i civili israeliani», c’era quasi da credere nella linea della fermezza del Partito democratico.
Soprattutto quando Schlein aggiunge: «Difendiamo il diritto di Israele a esistere e contrastiamo chilo vuole cancellare dalle mappe. Chiamiamo tutta la comunità internazionale a ogni sforzo per far valere le ragioni della convivenza pacifica tra due popoli e due Stati». Dunque oggi la segretaria assicura di volere due popoli e due Stati e meglio se non si fanno la guerra. Certo. Nessun altro esponente dem si deve discostare da questo punto, hanno deciso al Nazareno, sul tema parla solo Schlein o al massimo il suo vice, Peppe Provenzano. Una blindatura necessaria per evitare altri passi falsi dopo le divisioni sulle armi all’Ucraina in cui il centrosinistra ha mostrato le sue crepe.
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Prima, però, Elly non era così convinta sul sostegno a Israele. E, per carità, cambiare idea è lecito, ma in politica la coerenza è ancora un valore. Eppure, nel 2016 l’allora eurodeputata del Pd era tra i relatori di un convegno organizzato a Milano da Arci, Fiom, Assopace Palestina, Gue e altre sigle di sinistra in cui si invocava la fine dell’occupazione israeliana citando la presunta violazione del diritto internazionale. Tear Down the Wall, abbatti questo muro, era il titolo dell’evento a Palazzo Marino, a quel tempo guidato dal sindaco Pisapia.
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In Rete si trovano ancora alcuni suoi post abbastanza ambigui del 2017 e perfino del 2014: messaggi pro-Palestina che stridono con le recentissime dichiarazioni a favore di Gerusalemme. Possibile una virata così netta perché oggi è leader del Partito democratico? Di sicuro Schlein deve contenere alcuni elementi di “disturbo” della sua truppa: personaggi come Mia Diop, membro dell’assemblea nazionale dem dichiaratamente pro-Palestina, e perfino altri fedelissimi, più giovani ma fedeli al vecchio refrain né-né (né con Hamas né con Israele) tanto caro al centrosinistra che di solito simpatizza con chi va in piazza con la kefiah.
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Tuttavia Elly si può consolare: è in buona compagnia perché anche Giuseppe Conte è afflitto da “ma-anchismo” (siamo con Israele, ma anche con la Palestina). Il capo dei grillini un giorno va in sinagoga a dare solidarietà e l’altro si dichiara pacifista, dice no all’uso delle armi e battibecca con il capo della comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, che ha definito i Cinquestelle «antisemiti». Conte ha risposto con un lungo post su Fb in cui ha annunciato querela. E la polemica è servita.