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Patrick Zaki, il silenzio in (Usig)Rai dei suoi amici
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Zaki e l’Usigrai, anatomia d’una passione imbarazzante. C’era un tempo in cui, nei corridoi di viale Mazzini, l’Usigrai il leggendario sindacato interno striato di rosso antico, aveva elevato il destino di Patrick Zaki a propria ragione di vita. Era, la sua, una (nobile) ossessione. Piovevano su tutte le scrivanie istituzionali fiumi di comunicati sindacali, tipo «Patrick Zaki torna in carcere. La Rai tenga accesi i riflettori su questa vicenda» o «la laurea a distanza di Patrick Zaki unica scelta per chi come lui si trova privato della libertà». E si scuotevano le coscienze degl’iscritti con convegni e cortei pro Zaki.
E tutti i dirigenti del sindacato indossavano, accorati, il braccialetto azzurro #freepatrickzaki con tanto di account Twitter, accompagnato dalla spiegazione del nobile gesto: «A cosa serve? È solo un piccolo gesto» scriveva il presidente Usigrai Di Trapani «ma, come dice #MadreTeresa, senza la nostra goccia, l’oceano avrebbe una goccia in meno». Madre Teresa, in effeti, avrebbe approvato. Era un sostegno alato, quello a Zaki. Perfino alla buvette di viale Mazzini quel braccialetto, ostentato con orgoglio, dava un segno d’appartenenza, come nei villaggi vacanze. E Zaki ringraziava l’Usigrai in Italiano, e probabilmente pure la buonanima di Madre Teresa. Bene. Ma ora che direbbe Madre Teresa delle dichiarazioni di Zaki sull’«Israele fascista» dopo i 1.200 morti del genocidio di Hamas; e dell’assoluto silenzio di Zaki verso quest’omicidio di massa?
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E che direbbe, soprattutto, il resto d’Italia sul silenzio assordante dello stesso Usigrai sugli insulti di Zaki agli ebrei sotto attacco? Si fa presto a dire compagni che sbagliano. Ma una cosa è scegliere- come Zaki - , di non farsi vedere con la Meloni preferendo abbracciare in pubblico la Schlein; e un’altra è - come sindacato giornalistico - voltarsi dall’altra parte e fingere che il tuo compagno egiziano non si sia comportato da stronzo. Che poi, a dirla tutta, gl’imbarazzi Usigrai continuano a fare scuola. Vuoi perché è stata richiesta alla Commissione Vigilanza un’audizione per questioni di promozioni anomale dei sindacalisti in azienza. Vuoi perché non si sta facendo luce su una storiaccia riguardante il suo ex segretario: un ammanco da centomila euro incastrato in una storiella di conti sbagliati e di mezzi revisori. Ma questa è un’altra storia. Che attesta che per certi sindacati, certi silenzi sono più d’oro degli altri...
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