Anpi, fango sulla vittima delle Foibe: l'oltraggio a Norma Crosetto
I partigiani vogliono-pretendono-impongono una convenzione per spiegare la storia agli studenti. Ma se ti azzardi a parlare di foibe, a parlare del sacrificio orrendo di Norma Cossetto, ti riempiono di male parole. A 80 anni da quel martirio l’Anpi non è riuscita a pigiare sul pedale del freno e dalle sue varie articolazioni territoriali sono uscite dichiarazioni davvero orribili. Negano la storia proprio coloro che vogliono dal ministro Valditara una specie di esclusiva nelle scuole che probabilmente hanno dimenticato di frequentare in gioventù. Norma Cossetto fu orrendamente umiliata, seviziata e gettata nelle foibe come italiana. E per nient’altro. La colpirono a morte i macellai del maresciallo Tito. E loro, i signori dell’Anpi, anziché inchinarsi alla memoria di quella ragazza assassinata nel fiore degli anni, osano insolentirla.
Si distinguono in Piemonte, come scrive Anpi Valle Elva: «La vicenda di Norma Cossetto è perlomeno controversa» e già questo basterebbe a chiudere ogni discorso. Poi, l’oltraggio: «Studi rigorosi e mai confutati hanno verificato che non ci sono prove che sia stata uccisa da partigiani “slavi”». Sarà stato un suicidio? Arrivano a scrivere che «parafrasando il cronista che per primo si occupò del caso del bandito Salvatore Giuliano si potrebbe dire che l’unica cosa certa è che è morta». Anche la pietà... Tutto questo e altre bestialità perché l’amministrazione comunale di Ivrea ha concesso il suo patrocinio alle celebrazioni in ricordo della Martire a cui l’Anpi negherebbe anche il diritto alla sepoltura. Ma va detto che questi signori non sono soli. Ieri una brutta pagina si è aperta anche in Parlamento. Alla Camera dei deputati parlava il deputato Fabio Rampelli, di Fdi, vicepresidente dell’assemblea, proprio in memoria di Norma Cossetto.
Perché i partigiani non sono proprietari né della storia né della verità
Quella delle foibe «è stata una pagina terribile ma va anche detto che dopo quel momento ci fu una battaglia lunga che si concluse nel 2004 con la legge che istituiì il Giorno del Ricordo nel 10 febbraio. La memoria è un bene fragile che va maneggiato con cura. Il tempo è la migliore medicina e forse per ricordare le vicende personali è proprio così», ha detto. «Ci auguriamo che presto il Parlamento riuscirà a far revocare l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al dittatore sanguinario Iosip Tito», ha aggiunto. Le parole di Rampelli sono state sottolineate da una standing ovation della maggioranza. I deputati di Pd, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra sono rimasti immobili. Quella legge istitutiva del Giorno del Ricordo non va proprio giù a quei gruppi parlamentari. Perché non riescono a capacitarsi che la memoria è un bene collettivo e il sacrificio di tantissimi italiani dovrebbe essere sacro anche per loro. Il rifiuto di applaudire le parole in memoria di Norma Cossetto deve far riflettere. La parola Patria fa ancora paura a sinistra. Ma questa pagina sanguinante di storia nazionale non può essere rimossa dai professionisti della faziosità. Ed è un bene che sempre più ampi settori della società non intendano accettare una censura che è durata troppi decenni. A partire dai libri di scuola.
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